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Viterbo, furbetti del cartellino lasciavano l’Asl per le recite dei figli

Nuovo caso di “furbetti del cartellino“: timbravano il badge e poi andavano a fare shopping o ad assistere alla recita del figlio. Tuttavia c’era anche chi rimaneva comodamente a casa e risultava al lavoro grazie all’aiuto di un collega che si occupava della timbratura. In tutto ventitré dipendenti dell’Unità Operativa dell’ospedale Belcolle, tra medici, infermieri e ausiliari, sono accusati dalla Procura della Repubblica di Viterbo di assenteismo e truffa mediante false attestazioni. Il caso è stato scoperto grazie alle indagini della Guardia di Finanza. Un’infermiera è stata poi sospesa dal servizio per falso e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Le indagini

L’indagine è partita da appostamenti e pedinamenti svolti, in un primo momento, dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Viterbo, che hanno verificato comportamenti irregolari del personale sanitario del nosocomio viterbese. Successivamente, la Procura di Viterbo ha autorizzato le indagini tecniche di videosorveglianza tramite l’istallazione di telecamere, collocate in prossimità della macchine per timbrare i cartellini magnetici.

Gli accertamenti, complessi a causa della possibilità da parte dei dipendenti della Asl di timbrare il badge in diverse postazioni della struttura, sono stati quindi incrociati con gli esiti dei pedinamento e di analisi dei tabulati telefonici, consentendo così agli inquirenti di monitorare con precisione tutte le presenze e gli spostamenti del personale durante l’orario di lavoro. Sono state esaminate oltre 1000 posizioni giornaliere. Le indagini, coordinate dal pm Paola Conti, si sono poi concentrate anche su altri abusi compiuti da alcuni dipendenti per ottenere maggiorazioni dello stipendio anche in giornate in cui erano assenti dal posto di lavoro.

La truffa

Attraverso l’incrocio di documenti acquisiti dall’Asl di Viterbo e dalla Regione Lazio, i finanzieri hanno accertato che 12 persone, tra medici e infermieri, negli ultimi 5 anni avevano percepito indebitamente indennità accessorie allo stipendio per prestazioni domiciliari effettuate in giorni di assenza dal lavoro, oppure gonfiate nella quantità di ore oppure effettuate ma rendicontate anche a favore di terzi che non avevano partecipato all’intervento domiciliare, per un importo complessivo pari ad 1,3 milioni di euro. Su Twitter il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha commentato: “Bene collaborazione Asl Viterbo-inquirenti. Ora provvedimenti incisivi per chi danneggia pazienti e lavoratori onesti“.

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