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Vendono mascherine fuori legge: 2 denunce per frode

Aveva avviato la produzione pubblicizzando la vendita sui social. Nell'esercizio trovati anche tre dipendenti in nero, denunciati anche per la violazione ai divieti di circolazione senza giustificato motivo

Gli italiani in quarantena nazionale sono a caccia di mascherine. A tutti i costi. E c’è chi se ne approfitta. La Guardia di Finanza di Palermo ha scoperto in una ditta legata al settore delle onoranze funebri centinaia di mascherine, purtroppo tutte fuori legge, vendute on line in varie parti d’Italia.

Lunga serie di reati

I Finanzieri della compagnia di Bagheria, a seguito di un monitoraggio effettuato sulle piattaforme dei più noti social network, hanno individuato un’impresa di Casteldaccia di Palermo – specializzata nelle imbottiture per feretri e non in prodotti sanitari… – che pubblicizzava la vendita di “mascherine contro coronavirus”. Ciò ha insospettito i finanzieri, poiché le mascherine sono divenute un “bene introvabile” da settimane: secondo il commissario Borrelli, che ce ne vorrebbero 90 milioni al mese e in Italia siamo ben lontani da tali cifre. Dopo un sopralluogo presso l’azienda, le Fiamme Gialle hanno sottoposto a sequestro 45 mascherine di cotone già confezionate e pronte alla vendita; 89 mascherine in fase di lavorazione e la documentazione relativa alle spedizioni di altre circa 400 mascherine su tutto il territorio nazionale. Il titolare dell’impresa e la sua compagna, che aveva pubblicato gli annunci sui social, sono stati denunciati per frode in commercio. I dispositivi, del tutto artigianali e privi di marchio CE, non erano stati infatti neppure sottoposti all’obbligatorio vaglio dell’Istituto Superiore di Sanità. Ciò significa che neppure “funzionavano”: erano “farlocche”. Nell’esercizio sono stati inoltre rilevati tre dipendenti completamente in nero, denunciati anche per la violazione ai divieti di circolazione senza giustificato motivo, imposti dai Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Insomma, una lunga serie di reati che dimostrano come – sull’emergenza coronavirus – ci siano persone che non solo ci campano, ma ci guadagnano.

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