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Una principessa Disney trans o che ha avuto un aborto?

Il cambio di paradigma culturale per rendere la società più progressista su temi morali deve coinvolgere i bambini. “Colonizzare” la mente dei più piccoli è un impegno fondamentale da parte di ristrette elite per gettare le basi del mondo del futuro, abitato da un “uomo nuovo”, un individuo consumatore, slegato da ogni vincolo affettivo e da ogni appartenenza comunitaria e familiare. Le frasi apparse sul profilo Twitter della sede di Keystone (Colorado) di Planned Parenthood, la grande industria abortista americana, ne solo soltanto l'ennesima riprova.

L'aborto nei cartoni animati

Il responsabile del noto social network ha chiesto non solo che ci sia una principessa della Disney che sostiene l'aborto, ma perfino che ne abbia avuto uno. “Abbiamo bisogno di una principessa Disney che ha abortito. Abbiamo bisogno di una principessa Disney che è a favore della scelta (di abortire, ndr)”, si legge sull'account ufficiale di Planned Parenthood Keystone. Pubblicato martedì mattina, è stato cancellato ma conservato nello screenshot di un utente.

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Una principessa immigrata, sindacalista o trans

Non solo l'aborto, come riferisce LifeSiteNews i concetti che l'attivista di Planned Parenthood vorrebbe inculcare nella mente dei bambini sono anche altri. Si chiede infatti una principessa Disney che sia “una immigrata senza documenti”, che sia una “sindacalista” e – immancabile lo sventolio del vessillo arcobaleno – che sia “trans”.

La rapida cancellazione del tweet potrebbe essere ricondotta ai pochi riscontri positivi ricevuti e ai tanti commenti critici. Brittany Hughes, del centro studi Media Research Center, ha rilevato che l'uscita sul social aveva accumulato pochi “mi piace” e centinaia di risposte tutt'altro che favorevoli al suggerimento che la prossima eroina della Disney dovesse corrispondere ai vari profili elencati nel tweet. Ma nelle scorse ore, in un'intervista a UsaToday, la presidente di Planned Parenthood Keystone, Melissa Reed, ha rivendicato quelle frasi sottolineando “l'importanza di raccontare storie che sfidano lo stigma”.

Disney arcobaleno

Chissà se queste proposte, lanciate nel web e sparite come meteore, verranno recepite dal colosso cinematografico. La Disney, del resto, ha dimostrato di avere un certo interesse nell'introdurre nei propri cartoni animati e nei propri film tematiche dell'agenda politica radicale di massa. Un anno fa è sbarcato nelle sale cinematografiche italiane il grande classico “La Bella e la Bestia”. Nella nuova versione, tuttavia, è stato apportato un elemento niente affatto classico, cioè un personaggio dichiaratamente omosessuale. Il regista Bill Condon ha spiegato alla rivista Lgbt “Attitude” senza giri di parole il motivo della scelta: “È carino, è una scena gay in un film Disney e questo personaggio rappresenta la svolta: è un messaggio per dire che è normale e naturale e verrà ascoltato in tutti i Paesi del mondo, anche in quelli in cui è ancora socialmente inaccettabile o addirittura illegale essere gay”.

E non è finita. Nelle scorse settimane si è accesa la polemica – almeno qui in Italia – intorno all'ipotesi che la protagonista del sequel del cartone animato Frozen, altro prodotto Disney, sarà lesbica. La regista ha confermato la fondatezza delle voci: “Stiamo affrontando il tema”. Che il tema fosse ormai sdoganato in casa Disney ce ne eravamo accorti. Ma la bandiera arcobaleno non basta, qualcuno vuole far idelamente impugnare agli eroi dei bambini anche gli strumenti per promuovere la cultura dell'aborto.

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