Se in Italia è possibile che una città mediante una mozione si dichiari pro-vita (è il caso di Verona), nel Nord Europa, secondo alcuni, non è possibile per un rappresentante di Governo sostenere un gruppo che si occupa di offrire consulenza alle donne che non vogliono continuare una gravidanza. È il caso dell'Olanda, dove il ministro della Salute junior (vice-ministro) Paul Blokhuis del partito protestante cristiano ChristenUnie – come riferisce Notizie ProVita – starebbe subendo crescenti pressioni, dentro e fuori l'esecutivo, per interrompere il finanziamento a un'organizzazione olandese anti-aborto di circa 1,7milioni di euro annui. Le due forze della coalizione di centro-destra Vvd e D66 – si legge su Dutch News – volevano concedere a Blokhuis il tempo di elaborare regole severe per garantire che l’Agenzia governativa di consulenze alle donne incinte, che si chiama Siriz, fornisse informazioni neutrali alle donne tentate dall'aborto. L'acme delle pressioni nei confronti di Blokhuis si è registrato a fine novembre, dopo che è emerso che la Siriz ha partecipato alla “settimana della vita”, evento pro-life che si svolge in Olanda.
Il tentativo di ostacolare la collaborazione tra il vice-ministro della Salute e Siriz giunge anche da sinistra. Il Partito del Lavoro (Pvda) ha portato la questione in Parlamento, mandando ai voti la proposta di interrompere la sovvenzione di Stato al gruppo anti-aborto. Tuttavia, la proposta è stata respinta. Sulla questione è intervenuta Corinne Ellemeet, esponente in Parlamento del partito verde GroenLinks, la quale – come riferisce Ad – ha detto che “le informazioni per le donne che vivono una gravidanza indesiderata devono essere basate sull'ultimo stato della scienza”. Secondo lei Siriz, che vuole proteggere la vita non nata, non lo fa. La Ellemeet denuncia che l'organizzazione pro-vita “afferma che le donne che subiscono un aborto rischiano di diventare sterili e che possono avere problemi psicologici dovuti alla scelta di porre fine alla gravidanza. Gli studi – ha concluso la rappresentate verde – dimostrano che non è questo vero“. Tuttavia esistono studi – come quelli citati dalla scrittrice Lorenza Perfori nel suo libro Per la salute delle donne e riportati in un'intervista ad In Terris – che vanno in direzione opposta. “Da uno dei più recenti, realizzato dal dott. Sullins negli Stati Uniti nel 2016 – afferma la Perfori – è emerso che le donne che avevano abortito avevano un maggior rischio di depressione del 30% e di ansia del 25%. Sullins ha stimato inoltre che circa il 10% della diffusione di problemi di salute mentale è dovuto all’aborto indotto“.