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“TROPPO IMPEGNATIVO”. NEGANO A UNA DISABILE L’ADOZIONE DI UN CANE

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Niente cane in adozione perché la ragazza è disabile. Questa la vicenda di Andrada Torello, che aveva chiesto ai suoi genitori un animale da compagnia, richiesta che il padre Luca pensava di poter soddisfare in poco tempo. Invece, come riporta il Redattore Sociale, la sua ricerca di un cane da adottare “si è trasformata in un esempio dell’ignoranza e del pregiudizio che tuttora le persone con disabilità e le loro famiglie si trovano a dover subire”. La famiglia ha infatti risposto a due annunci pubblicati su internet, ricevendo altrettanti rifiuti. La motivazione è che la ragazza “ha una disabilità di tipo grave, al 100%, dovuta ad encefalopatia cronica infantile dalla nascita, in sostanza un ritardo mentale” che comunque non le impedisce di essere quasi autosufficiente e di esprimersi verbalmente o a gesti.

Il primo no è arrivato da un privato cittadino, proprietario di un cucciolo messo in adozione. La persona che aveva inserito l’annuncio sul web aveva promesso in un primo momento di inviare un questionario di pre-affido da compilare, poi però, alla notizia della disabilità, ha detto che erano sorte delle difficoltà. La situazione si è ripetuta poche settimane più tardi, con il volontario di un’associazione. “Non ci siamo arresi – dice Luca – e due settimane fa abbiamo trovato un altro cucciolo da adottare”. Hanno allora contattato telefonicamente la persona che aveva inserito l’annuncio online che aveva risposto inviando il questionario di pre-affido. Dopo qualche giorno dallo scambio della documentazione è arrivato il secondo “no”: “Il cane è vivace, impegnativo – è il messaggio scritto ai Torello dal proprietario del cane che avrebbero voluto adottare – necessita di educazione e dedizione. Rischierebbe di costituire un ulteriore aggravio per una famiglia che già si deve occupare di un disabile”.

La storia però ha un esito positivo: Andrea alla fine è riuscita ad adottare il suo cucciolo, rivolgendosi a un canile bolognese che in poco tempo ha trovato un cane per la ragazza. “Tuttavia questa storia è avvilente – commenta Lilia Casali di Animal Liberation, l’associazione che, assieme a Cruelty Free, gestisce il canile comunale di Bologna – non solo fare distinzioni tra persone normodotate e disabili è discriminatorio, perché ciò che conta è che l’animale sia trattato con rispetto e amore, ma che i cani siano tra gli animali utilizzati per la pet therapy è risaputo, e con ottimi risultati”. Anche al Rifugio del cane e del gatto – struttura pubblica per animali randagi del capoluogo emiliano – ci sono degli specialisti che si occupano proprio di questo, e sostengono che i benefici di tale terapia sono visibili fin dalle prime sedute.

Claudia Gennari: