Un test nasale per il Covid-19 ha perforato il rivestimento del cervello di una donna americana. L’incidente ha causato la fuoriuscita di liquido cerebrospinale dal naso mettendola a rischio di una pericolosa infezione. Lo hanno riferito i medici in una rivista medica giovedì.
Problema non diagnosticato
La paziente, sulla quarantina, aveva un problema non diagnosticato e che il test forse le era stato somministrato in modo errato. Il suo caso dimostra che gli operatori sanitari devono seguire i protocolli alla lettera, ha detto ad AFP Jarrett Walsh, autore principale dell’articolo JAMA Otolaryngology – Head & Neck Surgery.
Adeguata formazione
“Ciò sottolinea la necessità di un’adeguata formazione di coloro che somministrano il test, e la necessità di essere vigili dopo che il test è stato somministrato”, ha detto lo specialista ORL Dennis Kraus, del Lenox Hill Hospital di New York, che non ha redatto l’articolo.
I sintomi
Jarrett Walsh, che lavora presso l’University of Iowa Hospital, ha detto che la paziente era stata sottoposta a test prima dell’intervento chirurgico per un’ernia e ha scoperto che da una narice le usciva un fluido chiaro. Dopo aver avuto mal di testa, vomito e sviluppato torcicollo e sensibilità alla luce, è stata visitata dal signor Walsh. L’americano pensa che il test potrebbe essere stato somministrato un po’ troppo in alto nella narice.
La donna in passato era stata curata per un’elevata pressione intracranica e all’epoca i medici avevano usato un ago per drenare il fluido e il suo problema era stato risolto.
Encefalocele
Ma poi aveva sviluppato un encefalocele, che fa traboccare il rivestimento del cervello nella cavità nasale. Patologia che non era stata diagnosticata fino a quando i suoi nuovi medici non hanno esaminato i suoi vecchi risultati della TAC ed eseguito un’operazione per correggere il difetto a luglio.
Da allora si è completamente ripresa. La dott.ssa Walsh dice che pensa che i sintomi che ha sviluppato siano stati il risultato di irritazione al rivestimento del cervello.
Se il problema non fosse stato trattato, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, secondo gli esperti, avrebbe potuto sviluppare un’infezione cerebrale potenzialmente fatale, oppure l’aria avrebbe potuto entrare nel cranio e esercitare una pressione eccessiva sul cervello.