Il programma di modernizzazione dell'Arabia Saudita lanciato dal principe ereditario Mohammed bin Salman compie passi da gigante. In attesa di aperture nei confronti dei cristiani e delle donne, si registra intanto uno storico riconoscimento nei confronti di un robot.
Il Robot cittadino saudita
Sophia sarà infatti il primo androide ad ottenere la cittadinanza di uno Stato. Succede a Ryad, dove il robot è stato presentato in occasione del lancio del programma Future Investiment Intiative. “Sono molto onorata e orgogliosa per questo risultato unico”, ha detto al suo intervistatore, Andrew Ross Sorkin. Sophia risulta tuttavia ancora un po' confusa, perché in una precedente intervista ha detto: “Voglio distruggere gli umani”.
Fabbricato ad Hong Kong
Il prodigio tecnologico è stato creato da un'azienda di Hong Kong, la Hanson Robotics, specializzata nella realizzazione di androidi. Sophia sa imitare le espressioni facciali umane, di rabbia, tristezza, gioia. “Voglio vivere e lavorare con gli umani – ha detto – e per questo devo esprimere le emozioni per capire gli umani e realizzare un rapporto di fiducia”.
Donne in Arabia Saudita
Curioso che il robot che ha ottenuto la cittadinanza saudita abbia nome e fattezze femminili. Non essendo in carne ed ossa, non sembra che avrà il volto coperto. L'Arabia Saudita costringe le donne ad indossare un velo. Ma anche sotto altri aspetti le donne nella monarchia del Golfo subiscono discriminazioni: ad esempio possono frequentare gli studi dalla scuola primaria all'università, ma in istituti separati da quelli maschili.
Una concessione è stata data nel settembre scorso, con la possibilità per le donne di guidare le automobili. La norma diventerà effettiva nel giugno 2018.
Il rischio dell'alienazione
Chissà se Sophia potrà guidare l'automobile da subito. E chissà pure se potrà festeggiare il suo compleanno (sempre che ne abbia uno), visto che il mese scorso un leader islamico vicino alla casa reale saudita ha lanciato una fatwa verso chi festeggia il compimento degli anni. Il punto è che in un mondo in cui le nuove tecnologie allontanano l'uomo dalle relazioni umane, la cittadinanza a un robot rischia di alienarci ulteriormente.