Solo un 15enne italiano su venti è in grado di distinguere tra fatti e opinioni quando legge un testo di un argomento non familiare. Tutti gli altri, praticamente, non distinguono i dati reali dalle idee personali. La media Ocse – l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dei Paesi membri – va meglio ma non troppo: è di uno su dieci. Molti ragazzi italiani (ed europei) non hanno raggiunto durante il loro percorso di studi capacità sufficienti per leggere e comprendere un testo. Si tratta di un fatto preoccupante, da non chiamare però “emergenza”: la lacuna era già emersa nell'ultimo rapporto Invalsi relativamente agli studenti di terza media. Di questi, uno su quattro ha difficoltà con gli aspetti di base della lettura: non è in grado di identificare, ad esempio, la tesi principale di un testo di media lunghezza.
Il rapporto
Secondo il rapporto nazionale Ocse “Pisa” 2018, in tutte le tipologie di istruzione, ad eccezione della Formazione professionale, si osserva un decremento delle competenze in lettura rispetto al ciclo del 2000 (in media -26 punti) e rispetto al 2009 (in media -20). Quest'anno, gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio di 476, inferiore alla media (487), collocandosi così tra il 23° e il 29° posto. Hanno partecipato alla prova “Pisa” – Programme for International Student Assessment, un'indagine internazionale promossa dall'Ocse con cadenza triennale – 11.785 studenti quindicenni italiani, divisi in 550 scuole totali. Il primo ciclo dell'indagine si è svolto nel 2000; il 2018 è stato il settimo ciclo. L'Italia partecipa fin dal primo ciclo. Alla rilevazione Pisa 2018 hanno partecipato 79 paesi di cui 37 paesi Ocse. In Italia, in lettura, le ragazze superano i ragazzi di 25 punti. In matematica i ragazzi ottengono un punteggio superiore alle ragazze di 16 punti e questa differenza è più del doppio di quella rilevata in media nei Paesi Ocse. Il gender gap in italia è dunque ancora lontano dall'essere superato. Ma si allarga anche il divario tra Nord e Sud, nonché tra licei e professionali Risultati che fanno dire ad Anna Maria Ajello, presidente Invalsi, che “questi dati devono preoccupare”. E non si tratta, sia ben chiaro, di un'opinione!