Che smartphone e iphone costituissero ormai parte integrante della nostra quotidianità è un dato di fatto. Ma, in alcuni contesti, il loro uso continua a essere limitato da regolamenti preesistenti, adeguati al luogo e al momento. Classico esempio è quello della scuola: l’uso del cellulare durante le lezioni, nella grande maggioranza dei casi, è vietato se non per effettuare registrazioni delle lezioni. Eppure accade spesso che, alcuni alunni, “perdano di vista” tale regola, incappando in sequestri per aver utilizzato il proprio smartphone durante una spiegazione. Solitamente, al termine della lezione, l’apparecchio viene restituito, magari con un rimprovero. Non è stato così per un ragazzo di Treviso, il quale ha denunciato il suo istituto scolastico per non avergli reso il telefono sequestrato al termine dell’orario.
Una vicenda che, ovviamente, ha scatenato una buona coda di polemiche. Non solo per la mancata restituzione, ma anche per la comprovata “smartphonemania” che, in modo sempre più evidente, riempie la vita degli adolescenti. A tale proposito, una ricerca ha stabilito come la percentuale di utilizzo dei telefoni in classe sia piuttosto alta: almeno uno studente su 5, infatti, invia sms o scambia contenuti con il proprio smartphone durante la lezione. Un dato piuttosto preoccupante, che ben evidenzia l’incidenza di tali strumenti, anche in momenti non esattamente opportuni, o comunque nei quali l’uso ne è proibito.
Secondo quanto emerso da una “guida” pubblicata dal Garante della privacy, l’uso degli smartphone in aula è consentito in determinate circostanze e, nel caso questi portino a una distrazione o a un’interruzione del normale svolgimento delle lezioni, i professori possono procedere al sequestro ma a patto di restituirlo, una norma che deve essere presente nei regolamenti d’istituto. Ovviamente, qui entra in gioco la stessa autorità del docente il quale, qualora riscontri “una grave mancanza di rispetto configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell’istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi”, può requisire l’oggetto.
Ma, al di là questo, quello che risulta interessante è la tendenza generale a considerare l’utilizzo di uno smartphone come una buona ragione per infrangere una regola. Segno che, volenti o nolenti, essi risultano ormai parte imprescindibile delle nostre giornate. Purtroppo, provocando spesso una diseducazione.