Ć costato caro ā e non solo economicamente ā il diritto alla libertĆ di parola per un cittadino dellāArabia Saudita. Lāincauto navigatore aveva osato proclamarsi ateo su Twitter e il tribunale saudita lāha condannato a 2mila frustate e a 10 anni di carcere. Questa la pena – riportata dalla versione online del quotidiano al-Watan – inflitta a quanti non rispettano le regole coraniche anche se si trovano nello āspazio liberoā del web o a fare dei commenti āprivatiā nei social network. La polizia religiosa incaricata di monitorare i siti di comunicazione quali Facebook et simila ha infatti scovato oltre 600 tweet nei quali l’uomo negava l’esistenza di Dio, prendeva in giro i versetti del Corano e accusava tutti i profeti di diffondere bugie e di fomentare ostilitĆ .
Sempre su al-Watan si legge poi che l’uomo, 28 anni, ha ammesso di essere ateo e si ĆØ rifiutato di pentirsi, affermando che quello che aveva scritto rispecchiava il suo credo e che aveva il diritto a esprimerlo. Del parere inverso, perĆ², i giudici sauditi secondo i quali la libertĆ di opinione ha limiti stretti e invalicabili. Vietato quindi parlare contro il Profeta Maometto o lāIslam anche quando si tratta di pareri personali e opinabili. Il tribunale ha anche imposto, al āGiordano Brunoā arabo, una pena pecuniaria pari a 5.300 dollari. Il prezzo della libertĆ di espressione, uno dei diritti fondamentali dellāumanitĆ , anche al di lĆ del Mediterraneo.