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Sfondone “storico” della ministra Fedeli: “Napoleone Bonaparte incontrò Vittorio Emanuele III”

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La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, è rimandata in storia. O almeno è quello che succederebbe se la sua gaffe fosse accaduta ad uno studente del liceo durante un compito in classe o un’interrogazione tra i banchi di scuola. Come si legge sull’home page del sito del Miur, alla sezione Ministra, dove è riportato l’intervento della Fedeli in occasione del Premio Cherasco Storia, il capo del dicastero scrive: “È qui che nel 1631 venne firmata la Pace che concluse la guerra del Monferrato, durante la peste che fa da sfondo ai Promessi Sposi. È qui che più tardi, nel 1796, Napoleone impose a Vittorio Emanuele III l’armistizio con cui decretò la capitolazione Sabauda”.

La gaffe al Premio Cherasco

Peccato che “sciaboletta”, così come venne soprannominato dagli italiani il “re piccolo”, salirà sul trono quasi un secolo dopo. L’armistizio fu firmato da Vittorio Amedeo III. Se non fosse che il discorso è stato fatto in un “Premio Storia”, e proprio dalla ministra dell’Istruzione, si potrebbe semplificare l’accaduto ad una gaffe. Nella vecchia scuola, l’insegnante di storia avrebbe messo un bel 2 in pagella allo scolaro, rimandandolo a settembre.

“Posso fare la ministra anche senza la laurea”

“Posso fare la ministra dopo una vita così intensa nel sindacato”. Così Valeria Fedeli nei mesi scorsi, intervistata da Repubblica, risponde alle polemiche sul suo titolo di studio: “Io – precisa – non mi sono laureata perché il sindacato mi ha preso e portata via, è diventata la mia vita”. Dopo i tre anni delle superiori, ha svolto il ruolo di maestra d’asilo. “Il fatto che abbia voluto studiare per altri tre anni alla scuola per assistenti sociali senza averne bisogno, (avevo già un’occupazione) – aggiunge la Fedeli -, dimostra che il gusto della conoscenza l’ho sempre avuto. Poi, ho trovato ostacoli nella mia vita e, dopo l’esplosione del ’68, è arrivato il sindacato. In quegli anni ti assorbiva completamente”. “Il mio metodo è l’ascolto e ascolterò con attenzione chi ha competenze straordinarie” e, conclude, “quarant’anni di applicazione di questo metodo mi aiuteranno anche al ministero”.

Gaetano Paciello: