La ricorrenza del Natale implica che si festeggi la nascita di Gesù e la sua venuta nel mondo per la salvezza degli uomini. Giusto, assodato, incontrovertibile. E, altrettanto implicitamente, non si può prescindere dal pronunciare a voce alta il nome del Figlio di Dio in qualsivoglia canzone, preghiera o racconto legato alla festa più attesa dell’anno. O forse no? Nell’era dell’interscambio culturale, dell’intersezione etnica, del melting-pot e delle società allargate, potrebbe non essere così scontato, per quanto possa sembrare incredibile, continuare a invocarne il nome nelle Christmas carols. Questione di rispetto verso l’altro e di sensibilità da non urtare, anche nel mondo dei bambini. E allora, in virtù di tutte queste motivazioni, in una scuola di Pontevico, in provincia di Brescia, alcune insegnanti hanno preso la decisione di glissarvi ed esiliarlo dalla canzone natalizia “Merry Christmas-Buon Natale”, pronta per essere intonata dai loro alunni in una recita, di fatto sostituendo la frase “canta perché è nato Gesù” con “canta che è festa per te”. Una scelta decisamente controversa che, come prevedibile, ha riscontrato più rimostranze che consensi.
La vicenda lombarda si inserisce nella ormai annosa polemica sull’esatto confine che delimita la libertà religiosa dall’offesa al culto altrui, la quale ha toccato temi e oggetti emblematici della nostra religione, come il crocifisso. Ma, se la questione dell’affissione o meno del simbolo del cristianesimo ha sollevato la ben nota coda di diatribe, dando adito a proteste e dissensi, la censura posta sul nome del Figlio di Dio nei canti natalizi risulta già di per sé assolutamente fuori contesto. Come è possibile trattare la Natività, anche in un contesto scolastico (con tutte le motivazioni del caso), senza pronunciare nemmeno una volta il nome “Gesù”? Decisamente complicato.
Lapidario il commento del sindaco del paese, Roberto Bozzoni, apparso in una nota sul sito del comune: “Siamo decisamente contrari ad una simile decisione. Si tratta di una scelta che la nostra amministrazione non condivide affatto e che, sinceramente, è anche piuttosto difficile da comprendere. In virtù di un non ben precisato pluralismo e di una accoglienza generalizzata si finisce per cancellare le nostre tradizioni e i valori nei quali la nostra comunità crede da sempre. Non mi sembra una strada percorribile e, soprattutto, accettabile”. Da parte sua, la scuola giustifica la scelta attraverso le parole della preside, Paola Pollini, rilasciate a “Il Giorno”: “Quella di modificare il testo è stata una decisione presa dalle maestre per andare incontro al concetto di ‘educazione interculturale’. Non saranno eventi di Natale, ma manifestazioni musicali nelle quali i bambini canteranno dei brani che richiamano temi universali come quelli di pace e solidarietà”.
Nessun dubbio che il rispetto delle culture e delle credenze religiose dell’altro implichi un certo tatto su alcune tematiche. Ma cancellare ogni accenno alla nascita di Cristo, significa privare la festività del Natale della sua ragion d’essere. E, di conseguenza, tutti i valori che porta con sé.