“Combatteremo questo animale infestante come facciamo con le zanzare della malaria”. È la dichiarazione choc del presidente del Gambia Yahya Jammeh, che già nel 2008 aveva chiesto a gay e lesbiche di lasciare il paese se non volevano che le loro teste fossero tagliate e nel 2013, durante l’Assemblea Generale Onu aveva dichiarato “l’omosessualità è la maggior minaccia all’esistenza umana”.
L’assemblea nazionale del Gambia ha approvato in questi giorni una modifica a una legge già esistente: per il reato di omosessualità aggravata, ovvero coloro che ripetano in forma recidiva il presunto crimine, oppure le persone che hanno contratto il virus dell’Hiv – considerato un aggravante dell’essere gay, è previsto l’ergastolo. Già nove anni fa c’era stato un primo inasprimento della legge: il reato era stato esteso anche alle donne. Secondo l’ong Human Rights Watch questa norma in pochi mesi ha portato ad un escalation di arresti e abusi da parte della polizia e ad un aumento della violazione dei diritti umani. La comunicazione a tutti i funzionari del Paese è avvenuta in questi giorni, ma di fatto la norma era stata approvata dal parlamento lo scorso agosto, ora manca solo la firma del presidente Yahya Jammeh.