Sembra incredibile ma è vero: la Russia si avvia alla depenalizzazione delle violenze domestiche. Ieri infatti la Duma – l’assemblea rappresentativa di vari organi politici e amministrativi russi – ha approvato in terza e ultima lettura un progetto di legge che punta a rimuovere dal codice penale il reato di “maltrattamento in famiglia” declassandolo da reato penale a semplice “illecito amministrativo“.
Nello specifico, la proposta prevede che le violenze costituiscano reato solo se chi le ha commesse sia già stato condannato per lo stesso motivo, in caso contrario potranno essere punite con una multa o con l’arresto fino a 15 giorni. I pratica, se al marito alcolizzato dovesse partire uno “sberlone” a mogie o figli, non conta la violenza in sé, ma che non l’abbia mai fatto in passato. O meglio, che non sia mai stato condannato per tale reato, aprendo così la strada a omertà e violenze “nascoste”. Sono infatti pochissime, anche in altri Paesi le vittime che hanno il coraggio di denunciare il proprio carnefice, per paura di concrete ritorsioni.
Il nuovo testo di legge – aspramente criticato dagli attivisti per la difesa dei diritti umani – è stato votato favorevolmente da 380 deputati russi mentre solo 3 (forse tre donne) hanno avuto l’ardire di votare contro questa palese ingiustizia. Ora il disegno di legge sarà presentato al Senato e quindi al presidente Vladimir Putin che dovrà apporre l’ultima firma.
Assurdi anche i commenti dei politici in merito alla nuova legge. Secondo la senatrice (ed ex deputata della Duma) Ielena Mizulina, il reato di “maltrattamento in famiglia” è “anti-familiare”: infatti, spiega, “Nella tradizionale cultura della famiglia in Russia, relazioni padre-figlio sono costruite sotto l’autorità del potere dei genitori”. E chi dissente…viene punito. Ancora peggio si è espresso il presidente della Duma, Viaceslav Volodin, secondo cui la depenalizzazione dei maltrattamenti in famiglia rappresenta addirittura una “condizione per creare famiglie forti”. Forse a suon di schiaffoni?