Il Festival di Sanremo è da 70 anni il palcoscenico più importante dell’anno per la musica italiana. Milioni di spettatori attendono questo appuntamento per trascorrere serate spensierate, gustando l’arte del canto e lo spettacolo della migliore musica.
Ma quest’anno non è andata così. E non solo perché, a causa della pandemia, si è prudentemente deciso di non ammettere la presenza del pubblico nel Teatro Ariston. Infatti lo share ha segnato un vero flop. La risposta dell’insuccesso di questa 71ma edizione arriva dal popolo dei social, mai come prima protagonista con la possibilità di commentare, condividere, votare, apprezzare gli artisti sul palco.
Il web boccia il Festival 2021 e i cattolici indignati
Proprio dal pubblico del web si sono registrati infatti moltissimi commenti sdegnati – anche da persone dichiaratamente non cattoliche – sul modo di irridere, offendere e dileggiare la fede cristiana. Anche il Vescovo di Ventimiglia – Sanremo, Mons. Antonio Suetta, amareggiato dalla kermesse seguita in mondovisione, si è espresso pubblicamente con una nota su questo aspetto: “A seguito di tante segnalazioni di giusto sdegno e di proteste riguardo alle ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive nel corso della 71 edizione del Festival della Canzone Italiana a Sanremo, sento il dovere di condividere pubblicamente una parola di riprovazione e di dispiacere per quanto accaduto. Il mio intervento, a questo punto doveroso, è per confortare la fede ‘dei piccoli’, per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità, per sostenere il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima. Un motto originariamente pagano, poi recepito nella tradizione cristiana, ricorda opportunamente che ‘quos Deus perdere vult, dementat prius’. Quanto al premio ‘Città di Sanremo’, attribuito ad un personaggio, che porta nel nome un duplice prezioso riferimento alla devozione mariana della sua terra d’origine, trovo che non rappresenti gran parte di cittadinanza legata alla fede e dico semplicemente ‘non in mio nome’”.
A sostegno delle parole di mons. Suetta, anche l’Associazione internazionale Esorcisti, che afferma in una nota: “Mentre l’umanità sta attraversando un periodo caratterizzato dal dolore e dalla sofferenza a causa della pandemia, sul palco dell’Ariston si è raggiunto un livello di dissacrazione, di blasfemia e di vilipendio della fede cattolica davvero inaccettabile. Esibizioni che hanno leso la sensibilità e il credo di milioni di italiani e dei fedeli di tutto il mondo […] Sicuramente niente che possa essere definito “culturale” e ancor meno “educativo” per le giovani generazioni, e non solo, sempre più vittime di messaggi mediatici inneggianti a pseudo-valori di libertà e diritti. Una modalità meschina, cinica, e crudele di strumentalizzare la fede cristiana con i suoi contenuti universali per fare spettacolo, ottenere successo, e sbancare in denaro. Il tutto su un palcoscenico nazional popolare, attraverso un canale televisivo pubblico, mantenuto con le tasse dei cittadini e tra questi non pochi credenti”.
Un’offesa a quanti soffrono nel mondo per la pandemia
Il continuo riferimento al sangue mostrato nelle serate del Festival, inoltre, appare un’offesa a quanti in questo difficile momento soffrono e periscono nel mondo a causa del Covid e delle conseguenze sociali senza precedenti, nell’era contemporanea.
Anche il quotidiano dei Vescovi, Avvenire, ha manifestato il proprio disappunto e contro lo spettacolo trasmesso a milioni di italiani durante il Festival, ha interpellato il cappellano del Festival, don Pasquale Traetta, per gli artisti e gli addetti ai lavori semplicemente “don Ariston”: “Va bene tutto, però quella corona di spine Fiorello e Achille Lauro se la potevano risparmiare… Per noi cristiani, specie ora che è tempo di Quaresima, quella corona di Gesù ha un significato spirituale importante che non può diventare un momento di banalissimo spettacolo… Appena li incontro glielo dirò». […] Quel palcoscenico che «è da sempre lo specchio del Paese. Purtroppo ora viviamo in un tempo malato e confuso, un miscuglio di niente esteriore che ha generato solitudine e indifferenza. L’anima c’è, ma non è più educata ai valori. Si portano in scena stereotipi, come il bacio sul palco per combattere l’omofobia… È uno spiumamento che piuma dopo piuma lascia l’uomo nudo davanti a una realtà in cui anche la musica invece potrebbe unire e far riflettere le coscienze».
Dai social è emersa la profonda indignazione e offesa per certe interpretazioni dissacranti, scimmiottando contenuti, tra più sacri della fede Cattolica; da una corona di spine (nera e sproporzionata) alludendo inequivocabilmente a quella di Cristo; al simbolo del Sacro Cuore di Gesù e Maria attaccato in mezzo alle gambe dal cantante cosi voluto ed elogiato per tutte le serate del Festival. Immagini offensive che sono state diffuse e pubblicate sulle copertine delle più svariate riviste divulgative di mezzo mondo.
Insomma, come grida il pubblico dai social, “il peggior Sanremo di sempre”.
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