Quello che è accaduto in un campo di rugby di Roma potrebbe ricordare la sceneggiatura dei film tash che hanno spopolato in Italia a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso. Tre ragazzini della Nuova Rugby Roma Asd, due quindicenni e un sedicenne, hanno avuto la brillante idea di spiare un arbitro donna da una delle finestre degli spogliatoi con l’intenzione di fotografarla e riprenderla. I tre sportivi non sono riusciti a fotografare nient’altro che uno spogliatoio vuoto, e colti in flagrante sono stati deferiti al giudice sportivo, che li ha squalificati per 15 mesi.
L’accaduto
Come riporta “Il Messaggero”, a segnalare ai dirigenti il tentativo dei tre è stato lo stesso arbitro, Maria Clotilde Benvenuti, che ha 18 anni ed è la sorella di Maria Beatrice, arbitro internazionale e volto televisivo del Sei Nazioni, vittima a sua volta, pochi mesi fa, di un’aggressione subita in campo da parte del giocatore argentino Bruno Andres Doglioli, dei Rangers Vicenza. L’episodio è avvenuto al termine della sfida del campionato Under 16 giocata al campo delle Tre Fontane, tra Roma Rugby Legio Invicta XV e L’Aquila (partita finita 34-14). La Legio Invicta è una selezione che raccoglie gli atleti di Asd Nuova Rugby Roma e Fiamme Oro. Il giudice ha squalificato i tre ragazzini catalogando l’episodio come aggressione nei confronti dell’arbitro, visto che si tratta di un fatto non previsto dal codice di giustizia e assolutamente inedito.
Le decisioni del giudice sportivo
Il giudice si è espresso sulla base del referto dell’arbitro, ritenuto dettagliatamente circostanziato. Secondo il documento, i tre hanno messo in atto un “ripetuto e doloso tentativo di riprendere con un telefonino la ragazza mentre era sotto la doccia, arrampicandosi sul muro divisorio degli spogliatoi, alto 4/5 metri”. Comportamento che secondo il giudice sportivo del comitato regionale del Lazio indica “una totale mancanza di rispetto nei confronti dell’arbitro”, sia come donne che come ufficiale di gara. Un comportamento che si può qualificare come “atto violento”, non dal punto di vista fisico, bensì morale. Come fa rilevare Maria Clotilde Benvenuti e come scrive il giudice, “l’intento era quello di divulgare su internet immagini scabrose”. La sanzione di 15 mesi di squalifica a ciascuno resta soggetto a prolungamento.