In Cina, le telecamere di sicurezza di un ospedale hanno registrato una scena a dir poco raccapricciante. In uno dei corridoi della struttura, tra le stanze degli ammalai, gli uomini di due agenzie funebri si sono azzuffati per una diatriba su chi spettava cremare la salma di un paziente. Nel video si vede come la discussione sia degenerata in rissa. Tuttavia, i due impresari non si erano accorti che il malato che si stavano contendendo non era morto.
La tradizione cinese del “culto degli antenati” impone alle famiglie di seppellire i cari estinti con dignità e di costruire una tomba. Ma negli ultimi anni i governi locali di tutto il Paese stanno demolendo le tombe, incoraggiando la cremazione nel tentativo di risparmiare le limitate risorse territoriali nel caso in cui servissero per qualche progetto immobiliare, o l’allargamento dei terreni destinati all’agricoltura.
Nel 2012, nella regione centrale dello Henan, due milioni di tombe vennero rimosse a seguito della nuova politica del governo locale che vuole aumentare gli acri di terra disponibili per l’agricoltura. Un provvedimento seguito da polemiche e da un’indignazione generale dell’opinione pubblica. Zhou Tian, un reporter della rivista economica Caixin, ha raccontato che suo nonno, quando morì negli anni ’90, fu deposto in una bara che a sua volta fu infilata in una casetta di legno, dove vi restò tre anni. Trascorso il periodo, il manufatto fu interrato. “Una buona bara – ha aggiunto il giornalista – spesso richiede l’abbattimento di 10 alberi e il lavoro di due settimane per mano di un abile falegname. Quando è finita, il proprietario festeggia invitando amici e parenti”.