Negli ultimi giorni le temperature sono state meno rigide ma non si può certo dire che l’emergenza freddo sia terminata. Se il Comune di Roma è stato già nell’occhio del ciclone per i ritardi accumulati nei confronti dei più esposti alla morsa del gelo, ovvero i senza fissa dimora, ora arriva una nuova denuncia dalla Caritas romana, quella che riguarda “un freddo che non si vede ma che ci fa male”.
Nella newsletter settimanale dell’organizzazione, infatti, è pubblicato un editoriale che oltre a stigmatizzare lo scandalo di “una metropoli come Roma” che ha “ancora dei tentennamenti nel costruirsi come città attenta e sicura 365 giorni l’anno, in particolare quando le condizioni richiederebbero risposte puntuali e non improvvisate”, sottolinea il rischio rappresentato da un “freddo che attanaglia chi vive in dimore alternative e pericolose, che colpisce altre persone fragili, che però non si vede e di cui si parla poco. E’ quel freddo che entra piano piano nelle case, situate dentro condomini non necessariamente abbandonati o profondamente periferici; non parliamo di baracche e di dimore di fortuna ma di complessi residenziali di una Roma che per fortuna resiste alle sue note intemperie, ma che vede colpiti singoli individui o nuclei, che a causa della crisi hanno dovuto scegliere se pagare l’affitto o riscaldarsi; se mangiare cibi secchi ma non pagare le bollette di luce e gas”.
E’ la situazione drammatica di chi vive in condizioni di povertà quasi nascosta ma non per questo meno reale e dolorosa. “Nei servizi domiciliari a favore di anziani, adulti e famiglie – denuncia la Caritas – entrando giornalmente in circa 220 appartamenti, dislocati in molti municipi di Roma, incontriamo persone sole che vivono la povertà domestica e si trovano costrette a dover tagliare spese ormai ritenute insolvibili”. Poveri che con il dilagare della crisi si moltiplicano ma non balzano agli onori della cronaca. Tra l’altro con rischi concreti per l’incolumità pubblica, perché non sono pochi i casi di persone che fanno ricorso a soluzioni di fortuna rappresentate magari da bombole di gas o stufette con quel che comporta una simile scelta.
C’è da chiedersi cosa fanno le istituzioni per sostenere queste persone, famiglie o singoli, che spesso per pudore restano in un limbo, nascoste. Storie drammatiche, ignorate dalla grande stampa, ma che i volontari toccano con mano e che interpellano le coscienze. Magari è il vicino di casa o il conoscente incrociato per strada a vivere in situazioni del genere. Girarsi dall’altra parte non è cristiano ma per chi ha il dovere istituzionale di intervenire, far finta di nulla è vergognoso.