Ci sono guerre che si combattono in luoghi che noi non possiamo vedere. Battaglie segrete in cui sono coinvolti i poteri forti. Questi conflitti possono riguardare anche la nostra vita privata, come quello che ha coinvolto, ancora una volta, gli Stati Uniti.
Questa mattina il Washington Post ha rivelato che l’amministrazione statunitense, ai tempi di Bush, avrebbe minacciato una maxi-multa da 250mila dollari al giorno ai danni del motore di ricerca Yahoo, se quest’ultimo non avesse fornito le informazioni richieste a proposito degli utenti registrati. L’obiettivo sarebbero stati i cosiddetti metadata, i dati sensibili non solo dei cittadini statunitensi ma di tutti coloro che, nel mondo, avevano inserito le proprie informazioni sul database della società.
La testata americana ha riportato alcuni documenti della battaglia legale, di cui finora non si sapeva niente: 1500 pagine che provano il vano tentativo di Yahoo di resistere alle richieste del governo federale. Per la società la pretesa del contendente era assolutamente “incostituzionale”, una violazione della privacy degli utenti. Dal 2007, i tentativi di difendere la privacy del motore di ricerca sono stati numerosi, ma il parere della Foreign Intelligence Surveillance Court e della Foreign Intelligence Court Review ebbero esito negativo: Yahoo è stata tra i primi colossi a fornire informazioni al programma Prism, quello svelato da Snowden, che la Nsa utilizzava per avere accesso alle comunicazioni dei cittadini non statunitensi al di fuori degli Usa.
Alla faccia della democrazia, del diritto alla privacy e del rispetto del governo per i suoi cittadini. Ma pure per quelli degli “altri”.