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Postò la notizia su Fb, il papà di una vittima di abusi costretto a risarcire lo stupratore

L’Alta Corte dell’Irlanda del Nord ha riconosciuto un risarcimento di 20.000 sterline corrispondenti a circa 27.000 euro ad un individuo che in passato era stato condannato per reati sessuali perché Facebook avrebbe violato la sua privacy! Il soggetto in questione, dopo aver scontato una pena di cinque anni di carcere, dai dieci iniziali, per buona condotta, invece di pensare al reinserimento nel tessuto sociale vista la gravità dei fatti imputatigli, ha pensato bene di citare in giudizio il Social Network e il gestore di una pagina su questo pubblicata “Mantenere i nostri bambini al sicuro dai predatori 2” Joseph McCloskey nonché il padre di una delle sue vittime per il tenore dei messaggi pubblicati, il quale dovrà invece risarcirlo con 5.000 sterline. Eppure i giudici gli hanno dato ragione, sostenendo che le informazioni pubblicate “danneggiano l’interesse pubblico con il rischio di recidiva”.

In particolare i fatti ascritti a Facebook Ireland e al Sig. McCloskey riguardano la violazione degli artt. 2, 3 e 8 della Carta Europea dei Diritti dell’Uomo, quest’ultimo ha inoltre ricevuto un decreto ingiuntivo che gli impedisce di pubblicare, diffondere trasmettere su Facebook o molestare in alcun modo il denunciante e che lo obbliga a chiudere la pagina Facebook in questione. In una società in cui è difficile tutelare e proteggere i nostri figli dal “lupo cattivo” perché tanti sono gli antri oscuri in cui può nascondersi, ci troviamo poi di fronte a fatti come quello appena descritto, dove in nome della cosiddetta “privacy” di quel lupo, vengono imbavagliati anche genitori che pieni di forza e di coraggio riescono a superare il dramma che li ha colpiti per aiutare altri a non viverne uno analogo; dove il buon senso viene accantonato a favore dell’applicazione della norma a tutti i costi, creando così dei pericolosi precedenti come rilevato dallo “Sportello dei Diritti” di Giovanni D’Agata.

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