Proprio due giorni fa il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso affermava di esser “fiero” del lavoro che sta facendo il governo su Pompei, rassicurando l’Unione del fatto che l’Italia utilizzerà senza dubbio i fondi stanziati “nel migliore dei modi”. Ma la decadenza dei nostri beni culturali non dipende sempre da finanziamenti scarni o politici incapaci di utilizzarli. Molto spesso, come cronaca insegna, sono proprio i turisti a compromettere bellezza e cura delle nostre meraviglie archeologiche e storiche. Un mese fa, uno studente australiano di 17 anni aveva preso a calci una domus della bellissima Pompei “per ottenere notorietà fra i suoi amici”. Ieri mattina, invece, a commettere l’atto vandalico è stato un turista 47enne delle isole Fiji: lo hanno sorpreso i carabinieri proprio mentre incideva le sue iniziali sul muro della Domus di Marco Lucrezio Stabia, posta nella Regio IX. Colto in fragranza, l’uomo è stato bloccato e consegnato ai Carabinieri addetti alla vigilanza degli Scavi, che lo hanno denunciato.
Due casi analoghi in meno di due mesi: “Lasciare un segno”, per i nostri visitatori, sembra essere una necessità che viene dal grande fascino delle opere nostrane. Ma se le autorità non riusciranno ad imporsi in maniera più efficace contro questi atti di vandalismo, capaci solo di ridurre il nostro potenziale turistico, i fondi finiranno per essere un’altra risorsa inutile, se non addirittura mal spesa.