Per avere idea degli effetti che l'attuale inverno demografico italiano potrebbe provocare, bisogno rivolgere lo sguardo a quanto sta accadendo oggi in Giappone, un Paese in cui una profonda crisi demografica è iniziata da diversi decenni, almeno dal 1980.
I dati
Ebbene, il Paese nipponico nel 2018 ha conosciuto il record negativo di popolazione in età lavorativa, mentre aumenta in particolar modo il numero dei residenti stranieri. I dati del ministero degli Affari interni riflettono le ultime decisioni in materia legislativa dell'esecutivo, volte ad incrementare i permessi lavorativi per nazioni determinate, per un numero ben più alto della norma, come riporta l'Ansa. La popolazione generale è scesa di 263mila unità a quota 126,44 milioni, si tratta dell'ottavo calo annuale consecutivo. Le persone considerate in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni di età sono invece scese a 75,45 milioni, circa il 60% del totale, con un calo di 512mila unità, una percentuale così bassa si era vista solo nel 1950, nei difficili anni post-bellici per il Giappone uscito ridimensionato dal conflitto. Al contrario, i cittadini stranieri sono cresciuti di 167mila unità a 2,23 milioni, una progressione senza sosta da sei anni a questa parte. Attualmente in Giappone c'è un vero e proprio esercito di anziani: gli ultra 70enni, infatti, costituiscono il 20,7% della popolazione locale. Il declino è stato documentato ogni anno a partire dal 2008, e secondo l'Istituto nazionale di Statistica, la popolazione potrebbe scendere sotto i 100 milioni di residenti nel 2053. E secondo alcuni studi pubblicati dall’Onu, la popolazione nipponica rischia di ridursi drasticamente nel 2300, arrivando a 8,5milioni. Ed entro il 2800, addirittura, se la tendenza non si inverte, si arriverebbe a toccare il picco di meno di 2milioni di abitanti. Il Giappone oggi è uno dei Paesi meno prolifici del mondo con 1,27 figli per donna. L'Italia ha un tasso poco superiore: 1,38. Quando si parla di suicidio demografico, forse non si esagera.