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Pakistan, violenta una bambina. I capi tribù ordinano la vendetta: “Stuprategli la sorella!”

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È il tentativo odioso di lavare il sangue con altro sangue, quello che si è consumato in un villaggio della provincia centrale del Punjab, in Pakistan. I membri di un “panchayat” (Consiglio di villaggio) hanno ordinato al fratello di una dodicenne vittima di stupro, di vendicarsi violentando a sua volta la sorella dello stupratore. La polizia è intervenuta arrestando gran parte dei capi tribù.

La vicenda

Il luogo del misfatto è il villaggio di Muzaffargah, nel distretto di Multan. I membri del Consiglio del villaggio hanno rispolverato un’antica pratica pachistana per i casi di violenza sulle donne denominata “Vanni”.

Stando alla ricostruzione dei fatti dello stesso Consiglio, la bimba dodicenne è stata violentata in un prato dove i genitori le avevano chiesto di tagliare l’erba. L’aggressore, catturato dalla popolazione che l’ha colto in flagrante, è stato consegnato ai quaranta membri del Consiglio.

Questi ultimi hanno allora stabilito che il modo migliore per risolvere il caso, fosse ordinare al fratello della piccola vittima di abusare della sorella dell’aggressore. Violenza che purtroppo si è verificata: lo stupro è avvenuto, per giunta davanti ai parenti della ragazzina di diciassette anni.

La denuncia

La mamma della giovane non è però rimasta indifferente e nei giorni successivi si è presentata alla polizia denunciando la violenza carnale. Al che anche i familiari della bambini dodicenne hanno fatto lo stesso. Di qui l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno prima arrestato lo stupratore, poi almeno venti membri del “panchayat” firmatari della sentenza.

I Consigli di villaggio

In Pakistan ufficialmente questi Consigli di villaggio sono vietati dalla legge, benché siano ancora molto diffusi nelle aree rurali del Paese. Qui essi amministrano la legge in modo arbitrario, dando vita a decisioni controverse.
La vicenda accaduta a Muzaffargah è l’ultima di una lunga serie. Stupri vendicativi, matrimoni forzati, lapidazioni e altre violenze sono spesso usati per risolvere dispute all’interno di queste tribù.
Edith Driscoll: