Nel bel mezzo di una seduta di laurea, svoltasi presso la basilica San Giovanni Maggiore Pignatelli, a Napoli, gli uditori vengono infastiditi da un suono insistente e fastidioso. Ad accorgersi che il rumore non proviene dall’esterno ĆØ la signoraĀ Maria Francesca Postiglione, che sorveglia la chiesa dal 2012, fin da quando la fondazione dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli, per cui lavora, ha avuto l’edificio in comodato d’uso dalla Curia. La donnaĀ si avvicina alla seconda cappella sul lato destro della navata, quella di Santa Maria di Costantinopoli, dove lo stridio si fa sempre piĆ¹ forte.
E li, davanti ai suoi occhi si consuma una “tragedia”: il chiodo di un trapano fuoriesceĀ da un affresco cinquecentesco che ritrae “La Madonna in trono con San Pietro e un donatore” attribuita a Tommaso Assan Paleologo. In pochiĀ secondi il dipinto viene letteralmente bucato. Un danno gravissimo all’antica parete della cappella, profondo 40 centimetri e largo 15.Ā “Ho iniziato a gridare a piĆ¹ non posso – dice Postiglione – Stavano letteralmente perforando un tesoro”. Il panico si diffonde nella sala:Ā sentendo le grida, qualcunoĀ fugge pensando siano entrati dei ladri. “Il trapano finalmente si ferma – continuaĀ la sorvegliante dell’edificio – e da quel buco ho visto un occhio guardarmi: era ancora piĆ¹ terrorizzato di me”.
Il danno, purtroppo ĆØ fatto, e i colpevoli sono fuggiti. Maria reagisce con freddezza e allerta polizia e carabinieri, poi il presidente della fondazione e dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli Luigi Vinci e il parroco, don Donato Ciccarella. La Scientifica, in poco tempo,Ā scopre che il danno ĆØ stato causato da due operai all’interno di un appartamento adiacente la basilica (precisamente sulle rampe San Giovanni Maggiore), interessato da alcune ristrutturazioni.Ā IĀ due operai, rintracciati e identificati, sono stati comunque denunciati per danneggiamento aggravato, in violazione delle norme sulla tutela dei beni culturali. Assente, al momento del fatto, il proprietario di casa.
Il muro in questione, che dal lato dell’appartamento ĆØ una cucina e ha un buco di ben ottanta centimetri di diametro, ĆØ vincolato dalla Soprintendenza architettonica, proprio per il suo confinare con una delle quattro chiese piĆ¹ antiche della cittĆ . Il pm di turno ha cosƬ disposto il sequestro della parete.Ā “Siamo amareggiati e increduli – dice il presidente Vinci – Pochi centimetri in piĆ¹ a destra e il danno avrebbe causato effetti devastanti, cancellando per sempre il volto di San Pietro”. Ma non tutto il male viene per nuocere: grazie all’allarme tempestivo,Ā la Soprintendenza ha messoĀ in sicurezza l’affresco, la cui stabilitĆ stessa risultava minacciata.