Una vera e propria esecuzione, crudele e spietata, resa ancor più tremenda da un’assurda motivazione (se mai fosse possibile fornirne una): soltanto così può essere definita l’uccisione di 4 cani da caccia, avvenuta a Moncalieri, in provincia di Torino, freddati da un cacciatore in pensione su richiesta di un suo amico, “padrone” degli animali. La revoca della licenza di caccia, da poco avvenuta, aveva reso, a giudizio dell’uomo, inservibili i cani (quattro esemplari di setter meticci, comunemente impiegati nelle battute di caccia, tutti dell’età di 2 anni). Da qui la decisione di toglierli di mezzo, affidando l’incarico a un suo conoscente il quale, stando a quanto riportato, avrebbe giustiziato le povere bestie con un singolo colpo di fucile alla testa. I corpi, in seguito, sono stati abbandonati nelle vicinanze delle cave di Monticone, a poca distanza dalla cittadina piemontese dove, alcuni giorni dopo, sono stati rinvenuti da un podista di passaggio.
Grazie a una serie di indagini incrociate, il gruppo investigativo di Moncalieri, guidato dal pm Laura Ruffino, è risalito ai due ex cacciatori (di 72 e 68 anni), procedendo quindi con la perquisizione delle loro abitazioni, all’interno delle quali sono stati ritrovati in tutto 12 fucili, compreso quello della carneficina. I due sono stati denunciati in virtù dell’articolo 544 bis, nel quale viene riportato il reato di uccisione di animali, mentre le loro armi sono state poste sotto sequestro.
L’atroce vicenda ha sollevato un’ondata d’indignazione non solo tra gli animalisti, ma in tutta l’opinione pubblica, colpita dalla crudeltà con la quale è stato consumato il delitto. Proprio su questo punto, si è espressa la presidente della Lega nazionale per la difesa del cane, Piera Rosati: “E’ agghiacciante la freddezza e l’indifferenza con cui questi individui, che sovente si definiscono ‘amanti degli animali’, scorrazzano indisturbati in un paese civile, lasciando persino i corpi delle loro quattro vittime nel prato, come rifiuti da sacrificare alla dea caccia”. L’esecuzione dei setter si inserisce in un filone, purtroppo sempre più corposo, di episodi simili riconducibili al mondo della caccia, come spiegato ancora dalla presidente: “Ultimo fatto di cronaca, la condanna dell’ex cacciatore che ha fatto morire di stenti il proprio cane, perché non gli serviva più. Un caso di una gravità inconcepibile, che Lndc ha denunciato e seguito senza tregua”.
Il reato previsto dall’articolo 544 bis, sancisce una condanna ascrivibile tra i 4 mesi e i 4 anni di reclusione. Ma, al di là dell’entità della pena, la consapevole freddezza che ha caratterizzato il brutale gesto, impone una profonda riflessione sulla considerazione che alcune persone hanno della vita degli animali, che si tratti di segregazione, incuria o, come in questo caso, di estremi atti di crudeltà. Come spiegato dal comandante della polizia municipale di Moncalieri, Davide Orlandi, il proprietario dei cani ha spiegato di averne programmato l’uccisione perché, “dopo che gli era stato revocato il permesso di caccia, non sapeva più cosa farsene”. Una frase breve, ma che davvero dice tutto.