“Non abbiamo nessuna ambulanza disponibile” e il paziente muore. Peccato che di ambulanze ce ne fossero non una, ma addirittura due pronte all’uso.
Il tragico ed ennesimo caso di malasanità è avvenuto il 3 agosto a Napoli. E’ caldo. Un uomo inizia a sentirsi male mentre aspetta un amico alla stazione dei treni: inizia a vomitare sangue, cade a terra, perde i sensi. Subito i presenti allertano i soccorsi, ma dal servizio di emergenza del 118 si sentono rispondere che, nell’immediato, non può venire nessuno: non ci sono ambulanze disponibili. Passano oltre 20 minuti; l’ambulanza arriva, ma per l’uomo è troppo tardi: Mario D’Aiello, affetto da talassemia, muore per un’ambulanza che non c’era.
Una tragica fatalità, se non fosse che di ambulanze al momento della chiamata ce ne fossero addirittura due. Lo ha dimostrato una indagine interna: i soccorsi dunque sarebbero potuti arrivare subito e (forse) salvargli la vita.
Ora i quattro infermieri ed il medico di turno quel 3 agosto rischiano il licenziamento. Nella relazione del direttore della centrale operativa del 118, Giuseppe Galano, nell’ambito della indagine fatta scattare dalla Regione Campania, si legge infatti che è stato “avviato il procedimento disciplinare nei confronti dei 4 operatori presenti alla centrale operativa del 118 durante l’accaduto, ma di aver anche intimato al presidente della Croce Rossa di sospendere temporaneamente il medico di turno”. L’indagine non si è ancora conclusa, ma la vita per D’Aiello sì: un’altra vittima della malasanità?