Sospendete la partita, sospendete la partita!”. Chi era presente sugli spagli dell'Olimpico di Roma quel 21 marzo 2004 riconoscerà senz'altro il rimbombare di questa esortazione intonata da quasi l'intero stadio. Si stava giocando il derby della Capitale, erano passati soltanto pochi minuti dall'inizio della seconda frazione di gioco, quando su quello che doveva essere un luogo di festa e contrapposizione sportiva calò un'atmosfera plumbea: si diffuse la voce che un bambino fosse stato investito e ucciso da un mezzo delle forze dell'ordine. Cori contro polizia e carabinieri, lancio di petardi e fumogeni sul campo da gioco: l'arbitro fu costretto a sospendere la partita dapprima al terzo minuto e poi, dopo che sembrava essere tornata una certa calma, di nuovo al ventottesimo, in questo caso definitivamente. Indelebile l'immagine dell'incontro, sulla pista d'atletica, tra alcuni giocatori della Roma e alcuni tifosi del settore più caldo giallorosso. Si ricorda quello come “il derby del bambino morto”, anche se fortunatamente nessun minore rimase nemmeno ferito. La notizia rimbalzò tra i tifosi fino a diventare un caso, originata da chissà quale dinamica comunicativa schizofrenica.
La menzogna
Qualcosa di simile, anche se in un ambito molto meno importante della Serie A italiana, è recentemente successo in Irlanda. A differenza di quanto avvenne a Roma 15 anni fa, tuttavia, in questo caso si conosce l'origine della “fake news”. Una squadra di calcio di dilettanti ha finto la morte di uno dei suoi giocatori per poter posticipare la partita. Come riporta il sito Le news più strane, “il Ballybrack Fc avrebbe dovuto giocare contro Arklow Town nella Leinster Senior League irlandese, ma la partita è stata rinviata dopo che i rappresentanti del Ballybrack hanno annunciato che uno dei giocatori stranieri del club, lo spagnolo Fernando Nuno la Fuente, era morto in un terribile incidente stradale. L’intera lega è rimasta scioccata dalla notizia, e il lutto ha colpito tutti: si sono tenuti minuti di silenzio prima dell’inizio di tutte le altre partite, i giocatori hanno indossato bracciali neri in ricordo di La Fuente, e alcune squadre hanno espresso le loro condoglianze sui social media. Ma lo shock della morte del giocatore era nulla in confronto allo choc che tutti hanno avuto quando si è scoperto che La Fuente in realtà non era morto, ma era semplicemente tornato in Spagna”.
Le parole del calciatore “morto”
Come si è scoperto l'inganno? La Lega ha iniziato a covare una serie di sospetti e così, messi alle strette, i funzionari del Ballybrack hanno dovuto ammettere la verità. La squadra ha fatto le sue scuse, ed il segretario del club ha rassegnato le dimissioni, anche se non è chiaro di chi fosse stata l’idea di annunciare la morte del giocatore per rinviare la partita. Intervistato dalla Bbc, Fernando Nuno la Fuente ha ammesso che qualcuno nel suo ex club gli aveva detto che avrebbe potrebbe sentire notizie di lui coinvolto in un incidente. Ma ha anche aggiunto che pensava “incidente” significasse qualcosa di minore, non di morte. “Pensavo che mi avrebbero detto che mi ero rotto una gamba o qualcosa del genere”. Secondo il giocatore, il motivo del desiderio di rinviare la partita sarebbe stato soprattutto logistico, perché gli altri giocatori avevano problemi a giocare quel giorno. “Non giocano a calcio professionalmente. La maggior parte di loro ha un lavoro normale e alcuni di loro lavorano nel Regno Unito [la squadra è irlandese, ndr]. Penso che questo fosse il problema. Non era niente di importante”.