Lo scorso 30 maggio, centinaia di pesci sono stati trovati morti nel Tevere, in particolare nel tratto compreso tra Castel Sant’Angelo e Trastevere. La vicenda era stata denunciata da alcune associazioni ambientaliste che avevano puntato il dito contro l’inquinamento del fiume. Come riporta il sito fanpage.it, non è la prima volta che si verifica un episodio simile, era già accaduto nel 2017.
Cosa è emerso dalle indagini
Dopo la scoperta, sono partite le indagini che hanno coinvolto la Asl Roma 1 e l’Agenzia per la protezione ambientale. Il 1 giugno sono stati effettuati dei campionamenti dell’acqua e di alcuni esemplari. E’ emerso che nell’acqua erano presenti agenti tossici illegali, batteri fecali (escherichia coli e enterococchi), inquinanti proibiti. È stato trovato anche un pesticida dichiarato fuorilegge dal 2018, perché tossico per le api: il Clothianidin. Trovate tracce anche di Cipermetrina, utilizzata contro zecche e zanzare. Una quantità minima che però, legata alla mancanza di ossigeno, ne ha causato la morte, quando il maltempo si è abbattuto sulla Capitale, riversando l’acqua dei fossi del Tevere.
I possibili rimedi
Anche se le cause della morìa dei pesci non sono del tutto chiare, dovrebbero essere poste delle barriere per contenere il flusso di rifiuti gettati nel fiume. Dieci o dodici new jersey in calcestruzzo chiuderanno l’accesso ad alcune banchine ai camion e alle automobili.