Ormai il Natale è alle porte e ci capita sempre più spesso di apprendere notizie di come in molti contesti ci si adoperi per annullarlo. È successo anche in una delle capitali più tradizionaliste d’Europa, la compassata Londra, dove in nome del politically correct a tutti i costi, si sostituisce il “buon Natale” con un neutrale “seasons greetings” (Buone Feste). Infatti al “Department of Energy and Climate Change” (Dipartimento di Energia e cambiamenti climatici) è circolata una nota interna secondo la quale sarebbe stato meglio non augurare il solito “Merry Christmas”, a favore di altre diciture generiche atte a non offendere la sensibilità dei non credenti.
In realtà sono anni che le tradizioni dei credenti cristiani vengono rinnegate in nome di una “sensibilità interreligiosa” che sta portando a un impoverimento dei valori e che assistiamo a sistematiche eliminazioni dal presepe nelle scuole, addirittura già negli anni 2000 due insegnanti di Treviso avevano sostituito la recita di Natale con la favola di cappuccetto rosso, come se la bimba e la nonna mangiate dal lupo fossero meno “offensive”di Gesú Bambino nella mangiatoia. Fino ad arrivare ai giorni nostri dove a Bergamo, si è scelto addirittura di non fare il presepe perché troppo “cattolico”. In altri continenti però sarebbe inimmaginabile abbattere costumi in maniera così radicale. Non è rimuovendo tradizioni secolari che si costruisce una società laica, ma insegnando alla società il rispetto di credenti e non.