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“Medico cura te stesso”, dice il Vangelo. A Roma il contagio dell’imprudenza

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Si sa che il miglior insegnamento è sempre la testimonianza. San Francesco raccomandava ai suoi frati di predicare il Vangelo “se serve anche con la parola“. Insomma, in ogni contesto e in qualunque circostanza (tanto più in una situazione di emergenza come quella che l’Italia sta vivendo), a contare è l’esempio. Ciò che si fa nel concreto, come ci si comporta, insomma, avvalora o sconfessa ciò che si dice. Interris.it racconta e documenta senza sosta lo sforzo immane che il sistema Paese sta compiendo in queste tragiche settimane per arginare l’espansione del coronavirus al centro-sud, dove, come spiega in un’intervista esclusiva al nostro quotidiano digitale l’ex presidente dell’Europarlamento e attuale vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, le strutture sanitarie non sarebbero in grado di reggere la forza d’urto del Covid-19 come sta accadendo pur tra mille difficoltà al Nord.

Medico, cura te stesso è la traduzione del motto latino Medice, cura te ipsum, che deriva a sua volta da un antichissimo midrash ebraico. Il Vangelo di Luca la mette in bocca a Gesù in sinagoga. Senza commenti riportiamo la notizia. Ogni considerazione la lasciamo ai lettori. Un brindisi per la festa di fine studi di una specializzanda, organizzato il 3 marzo in una stanza di un reparto dell’Umberto I, ha avuto come estrema conseguenza nove infettati tra medici, volontari e specializzandi. Il fatto, rifersce il Messaggero, è emerso dall’indagine epidemiologica svolta internamente e i cui esiti sono ora al vaglio della Regione. “Ci siamo trovati di fronte a un comportamento gravissimo, totalmente privo di prudenza che va stigmatizzato- afferma il direttore generale dell’Umberto I, Vincenzo Panella- messo in atto da coloro che per primi dovrebbero essere consapevoli dei pericoli”.

Sergio Galeazzi: