L'Alta Corte del Bangladesh ha confermato l'applicazione di una legge che proibisce ai musulmani di etnia Rohingya di sposarsi nel Paese. I matrimoni sono vietati sia nel caso che gli aspiranti sposi siano entrambi membri della minoranza in fuga dalla Birmania, sia nei casi in cui uno dei due futuri coniugi sia cittadino bengalese.
Sette anni di reclusione per chi sposa una rifugiata
L'obiettivo è, come riportato da Asianews, impedire alle migliaia di sfollati Rohingya che vivono nel Paese di avere una via privilegiata per ottenere la cittadinanza. La pena per chi infrange la legge, e quindi sposa un rifugiato della minoranza musulmana del Myanmar, è la reclusione fino a sette anni.
Il provvedimento, che risale al 2014, è tornato ora d'attualità per il caso di un bengalese di 26 anni che ha sposato una 18enne Rohingya rifugiata in uno dei campi nati al confine con la Birmania dallo scorso agosto, quando iniziò l'esodo di oltre 600mila Rohingya in fuga dall'offensiva dell'esercito birmano, che l'Onu ha definito “un esempio da manuale di pulizia etnica”.
L'Alta corte ha confermato la legge respingendo la petizione di Babul Hossain, padre dello sposo, che da quando le autorità hanno scoperto il suo matrimonio è in fuga e tuttora ricercato dalla polizia. I giudici hanno ordinato a Hossain anche il pagamento di mille euro in spese legali. Se il giovane venisse trovato dalle autorità bengalesi, il suo destino sarà quello di finire dietro le sbarre.