Apartheid senza fine inĀ Sudafrica. E' quanto emerso nei giorni scorsi dopo che in rete ĆØ circolata una foto a dir poco inquitenante dove si vede una classe elementare i cui bambini sono stati divisi dal maestro a seconda del colore della pelle: iĀ bimbi bianchi erano stati fatti sedere tutti insieme in un tavolo grande posto al centro della stanza,Ā mentre quelli di colore in uno piĆ¹ piccolo e posto in un angolo.
La foto in chat
Ironia della sorte, la foto era stata scattata dallo stesso maestro e condivisa sul gruppo genitori diĀ whatsapp per sottolineare che il primo giorno di scuola era andato bene. Ma la suddivisione non era passata inosservata, suscitando cosƬ le ire dei genitori di colore. A nulla era valso il tentativo di rimediare del maestro, che aveva postato poco dopo altre foto con i bimbi seduti in maniera mista: lo scandalo era ormai scoppiato. Sommersi da richieste di spiegazioni, le autoritĆ del centro rurale di Schweizer-Reneke – dove si trova la scuola elementare – hanno preso posizione “condannandoĀ fortemente” l'episodio e avviandoĀ un'inchiesta interna. Intanto, in attesa del giudizio,Ā l'insegnante ĆØ stato sospeso dal suo ruolo di educatore “con effetto immediato”.
Razzismo, anche contro i bianchi
Il caso ha messo in evidenza gli strascichi razzisti ancora esistenti in un Paese, come il Sudafrica, che per decenni ha combattuto contro l'apartheidĀ (inĀ italiano, letteralmente “separazione”, “partizione”), la politica diĀ segregazione razziale istituita nelĀ 1948Ā dal governo di etnia bianca e rimasta in vigore fino alĀ 1994. Strascichi razzisti che, secono molti osservatori, hanno spesso come vittime i bianchi. Ha fatto discutere a livello internazionale lo stillicidio di aggressioni nei confronti dei proprietari terrieri bianchi: alcune stimeĀ parlano diĀ 72 omicidi di contadini bianchi in oltre 340 attacchiĀ nelle fattorie. āUn agricoltore ha 4-5 volte piĆ¹ possibilitĆ di essere assassinato in Sudafrica, rispetto a un sudafricano medioā, ha denunciatoĀ Ian Cameron, dellāong AfriForum, che difende la cultura afrikaner (cioĆØ dei discendenti olandesi del Paese).