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“La domenica le mogli devono servirci”: deputato difende la legge sessita

Senza dubbio una posizione alquanto discutibile, quella assunta da un deputato repubblicano del North Dakota il quale, assieme a un altro esponente dell’ala Gop (con il quale siede alla Camera dei Rappresentanti dello Stato), si è apertamente schierato contro l’abrogazione o, più semplicemente, contro eventuali modifiche da apportare alle cosiddette “Blue Laws” (conosciute anche come “Sunday Laws”), secondo le quali le mogli, nel corso della giornata di domenica, sono tenute a “servire – letteralmente – i propri mariti”. Nessuna forzatura, né tantomeno un’interpretazione medievale di un comune modo di pensare o di agire: nient’altro che un chiaro testo legislativo, peraltro di antica data, adottato per motivazioni essenzialmente religiose e di stampo “puramente” puritano.

Decisamente fuori luogo e fuori contesto, al giorno d’oggi, pensare a una norma che formalizzi gli obblighi “di servitù” della moglie verso il proprio consorte, quando si discute a più riprese di parità fra i sessi e, a buon diritto, di equiparazione nell’inquadramento sociale dell’uomo e della donna. Se non altro per la regolamentazione che tale legge attuano nella giornata domenicale, specialmente per le mamme, le quali devono “preparare la colazione al marito, portargliela al letto e poi andare a fare una passeggiata con i figli”. Una visione che, come prevedibile, non ha trovato consensi fra l’organizzazione “North Dakota Women’s network”, che ha stigmatizzato tali provvedimenti e che, altrettanto prevedibilmente, non ha trovato nulla di divertente nell’ironia con la quale il dibattito abrogativo è stato trattato.

Alla fine, la difesa dei due repubblicani ha dato i suoi frutti: l’assemblea ha deliberato contro la proposta di cancellazione di tali norme, cavalcando l’onda delle battaglie fin qui sostenute dal deputato per il loro mantenimento: “Non so cosa succede a voi, ma mia moglie non ha problemi a spendere in 6 giorni e mezzo tutto quello che guadagno. Non credo sia male avere mezza giornata libera”, ha detto con un filo (nemmeno troppo velato) di ironia un altro deputato, appartenente alla stessa ala del rappresentate pro-Blue Laws. L’organizzazione no profit “Ndwomen” lo ha definito un “deplorevole umorismo”. Fatto sta che, in un modo o nell’altro, la legge esiste e persiste (anche se in una sorta di “mantenimento folcloristico”). Che poi sia o meno applicata alla lettera è tutt’altra faccenda. Quel che rimane è la strenua difesa che, in modo alquanto anacronistico, è stata messa in atto per tutelare una legge che, pur toccando altri punti (come l’obbligo di passare il tempo con i figli), implica una sorta di servilismo da parte della donna verso il proprio consorte. Un aspetto che, nel XVIII secolo, poteva forse avere un senso, ragionando in ottica di una contestualizzazione storica. Ma che oggi andrebbe trattato in tutt’altro modo.

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