Per alcune categorie di persone, non c'è pace nemmeno da morti. Con il favore delle tenebre, venerdì notte ignoti hanno danneggiato la targa commemorativa inaugurata un anno fa a Noli, nel Savonese, nei giardini adiacenti il piazzale Rosselli, e dedicata a Giuseppina Ghersi, la ragazzina di 13 anni stuprata e uccisa da partigiani subito dopo la Liberazione, nell’aprile del 1945.
Il sindaco di Noli, Giuseppe Niccoli, ha commentato così l'episodio: “Sono rimasto davvero senza parole quando mi hanno riferito dell’atto vandalico. Questo sì che è un comportamento violento e da fascisti. Sono dispiaciuto e rammaricato perché è un atto vile e vergognoso che offende una giovane vita spezzata dalle barbarie della Guerra”. Il primo cittadino – si legge sul Secolo XIX – promette di fare il possibile per rimediare in tempi brevi: “Valuteremo il danno effettivo arrecato alla lapide per vedere un possibile intervento”.
Nel settembre di un anno fa, a Noli si infiammarono le polemiche dopo l'annuncio, su proposta di un consigliere di maggioranza approvata dal sindaco di centrodestra, di affiggere una lapide in ricordo di questa giovanissima vittima della violenza dei partigiani. Il presidente provinciale dell’Anpi, Samuele Rago, protestò contro la lapide. “Giuseppina Ghersi, al di là dell’età, era una fascista” e “una iniziativa del genere ha un valore strumentale: protesteremo col Comune di Noli e con la Prefettura”, le parole di Rago.
Secondo quanto riportato nell'esposto depositato dal padre della vittima alla Procura di Savona nel 1949, la figlia venne prelevata con la forza da alcuni partigiani. Fu picchiata e seviziata davanti ai genitori (“la presero a calci giocando a pallone con lei” scrisse il padre). Fu rasata a zero, le venne dipinta la testa di rosso e poi fu finita con un colpo di pistola alla nuca. Sulla lapide in suo ricordo si legge: “A tua memoria bambina oggetto di ignobile viltà. In commemorazione di tutte le giovani vittime dell’abiezione umana”.