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IL PROF AGLI ALUNNI: “COPIATE, LO FANNO TUTTI, ANCHE GLI INSEGNANTI”

“Vi annuncio che non vigilerò per evitare che voi copiate agli esami”. E’ l’incipit della lettera aperta che il professore Lucio Picci ha inviato ai suoi allievi. Un piccolo testo per potare alla luce il caso di plagi accademici impuniti all’Alma Mater, l’università di Bologna. Il prof di Politica economica lo definisce un vero e proprio “sistema”. L’autodenuncia arriva proprio nei giorni in cui il garante anti-corruzione, Raffaele Cantone, ha sollevato un polverone sul nepotismo e i concorsi truccati nelle università italiane. Picci mette il focus su un altro fronte, quello di chi copia e non viene punito.

“In coscienza – scrive – non posso chiedere a voi il rispetto di regole che l’università permette a noi professori di violare”. Per il docente è questione di onestà intellettuale: “Da quello che noi pubblichiamo dipende la nostra carriera e la nostra reputazione. Da qui l’esigenza di avere chiara la paternità di ogni nostro scritto”.

Nella lettera si parla di almeno tre casi di plagio. “Uso la parola “sistema” con prudenza – precisa il professore – non vi è alcuna congiura, ma agiscono dei meccanismi, non previsti dalle leggi e dai regolamenti d’ateneo (anzi, malgrado le une e gli altri), che nei fatti garantiscono l’impunità. Essi si basano su una fitta rete di connivenze che, attraverso la segretezza, conduce al sistematico mancato accertamento dei casi di plagio e al loro occultamento”. Picci fa riferimento (senza nomi) al conferimento del titolo di emerito al professor Enrico Lorenzini, accusato di plagio sedici anni fa.

A raccogliere il malessere di alcuni universitari era stato lo stesso autore della lettera, che denunciò l’accaduto con una missiva al rettore Francesco Ubertini, poi seguita a giugno scorso da una richiesta di “fare chiarezza”, firmata da cinque ex laureati del docente designato emerito, tra cui Silvia Prodi, nipote dell’ex premier Romano. Ubertini non ha mai risposto, così come, per ora, l’ateneo, chiamato nuovamente in causa, non replica.

Nella lettera agli studenti viene poi citato un secondo caso: un docente nominato alla guida di “una istituzione di ricerca bolognese” il cui nome “appare affiancato dalla parola plagiarism nel sito web di una nota istituzione scientifica. L’anno scorso il responsabile di un’importante istituzione scientifica estera scrisse al direttore di un nostro dipartimento, per segnalare che un professore aveva copiato altri autori, in una sua ricerca da loro pubblicata – denuncia Picci – il direttore ne diede comunicazione ai membri di quel dipartimento il 22 gennaio 2015″, poi “trasmise la segnalazione al rettore”.

“Perché ci si rifiuta di fare chiarezza? “, si domanda il professore, reclamando l’accertamento dei fatti. Il docente chiede che si faccia luce sul fenomeno di chi copia nelle pubblicazioni scientifiche e che questo, se accertato, abbia conseguenze. “Dovrebbe contare la sostanza: le accuse di plagio sono vere o false?”. Picci conclude la lettera ricordando che una studentessa scoperta a copiare a un esame è stata sospesa per tre mesi. “Se siamo impuniti noi professori, lo siate anche voi. E su questo il rettore apra nei mie confronti un procedimento disciplinare“.

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