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Il gesto folle per costringere un imprenditore a pagare il “pizzo”

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Volevano costringere un imprenditore edile a pagare il “pizzo”, ma di fronte ai suoi continui rifiuti hanno messo in atto un folle gesto. A farne le spese un operaio, dipendente dell’impresa edile.

Cosa è successo

La vicenda si è verificata nel napoletano dove, i carabinieri della stazione e del Nor di Castello di Cisteran (Napoli), hanno arrestato due persone, accusate di tentata estorsione e sequestro di persona in concorso aggravati dal metodo mafioso. I due avevano chiesto all’imprenditore edile un “pizzo” di 3mila euro. Per costringerlo a pagare, hanno sequestrato e minacciato uno dei suoi operai. Le violenze si sono consumate prima nel cantiere dove erano in corso lavori in appalto per conto della Città Metropolitana di Napoli, finalizzati alla realizzazione di rotatorie stradali lungo la variante della S.S. 7bis, e poi in un luogo non individuato, dove il dipendente è stato minacciato. Malgrado le pressioni e nonostante i due abbiano ribadito di essere affiliati al clan D’Ambrosio di Castello di Cisterna, l’imprenditore non ha esitato a denunciarli. I due sono ora chiusi nel carcere napoletano di Secondigliano.

Che cos’è il “pizzo”

Il “pizzo“, nel gergo della criminalità mafiosa italiana, è una forma di estorsione che consiste nel pretendere il versamento di una percentuale o di una parte dell’incasso, dei guadagni o di una quota fissa dei proventi, da parte di esercenti di attività commerciali ed imprenditoriali. Coloro che si rifiutano di pagarlo, vengono minacciati, a volte le loro attività subiscono danni, come forma di ritorsione.

Manuela Petrini: