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Il capo non si fida: operai costretti a mangiare al freddo

La località è Inveruno e, se non fosse per l’ultima vocale, il nome direbbe già tutto sulle sue temperature. A questo, aggiungiamo che il piccolo centro si trova in Lombardia, in provincia di Milano, in una zona non certo mite durante la stagione fredda. In questa cittadina si trova una conceria, nella quale lavorano circa 15 operai, di diversa nazionalità ed estrazione sociale. Finora, per loro, era stato possibile usufruire di una pausa pranzo all’interno dell’azienda, come accade praticamente in ogni luogo di lavoro. Fino adesso, appunto. Da qualche giorno a questa parte, infatti, ai lavoratori della fabbrica di pelli non è più concesso di desinare nei locali dove compiono il loro dovere. Il motivo? Questione di sicurezza, legata all’applicazione del decreto 81, in vigore dal 2008 e, nondimeno, mai adottato finora dai vertici dirigenziali. In conclusione, allo scoccare delle 13, assieme al direttore devono uscire anche gli operai i quali, di fatto, si trovano costretti a pranzare al gelo.

La vicenda accaduta nel milanese, non ha mancato di trascinare dietro di sé un notevole strascico di polemiche, soprattutto da parte degli interessati. Se, infatti, nella stagione estiva può essere gradevole uscire per la pausa pomeridiana, durante l’inverno potrebbe risultare quantomeno sconveniente. E a nulla sono valse le proteste dei lavoratori e le istanze dei sindacati: il proprietario della ditta è stato irremovibile, sordo a qualsiasi proposta di tavolo di confronto con i rappresentanti degli operai.

Alla base del diniego, oltre all’applicazione del suddetto decreto, un episodio di manomissione che avrebbe visto coinvolto un dipendente, il quale sarebbe stato sorpreso a manomettere un macchinario per la tiratura delle pelli: “Verso quel dipendente è stato avviato un procedimento disciplinare – spiegano i legali dell’azienda – e, nel contempo, si è deciso di rendere inaccessibile l’azienda durante la pausa pranzo. E’ una misura studiata per la sicurezza dei lavoratori”.

Non è d’accordo il sindacato “Cub”, posto a difesa dei lavoranti, dal quale sostengono come la manomissione fosse impossibile da attuare per un operaio e come la situazione attuale sia insostenibile: “Oggi i dipendenti si trovano in una condizione disumana: non hanno il tempo materiale per tornare a casa in pausa e da giorni pranzano al gelo. Sono esterrefatto dal comportamento degli imprenditori”.

Emblematiche le dichiarazioni fornite dal direttore della conceria, il quale ha sostenuto che “i dipendenti hanno stipendi adeguati, possono tranquillamente andare a pranzo in un bar o in un ristorante”. Senza considerare, però, le ristrette tempistiche e, soprattutto, l’impossibilità di molti dei suoi dipendenti di poter spendere ogni giorno del denaro per il loro pranzo: quasi tutti, infatti, si adoperano portando da casa un contenitore con il loro pasto, tentando in tal modo di risparmiare qualcosa. Pur non abbandonando questa abitudine, il dover mangiare fuori dalle mura della fabbrica rende l’attuale situazione alquanto difficile.

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