E'ormai da 33 anni che la cena del Dorchester Hotel di Londra è un appuntamento fisso della City: la serata-evento, organizzata come ogni anno dal President's club allo scopo di raccogliere fondi per iniziative benefiche, è da sempre un momento e un luogo di ritrovo per imprenditori, politici e altre personalità del mondo economico-dirigenziale della capitale londinese. Fin qui tutto bene ma il risveglio dopo la serata non è stato esattamente dei migliori per i partecipanti al party del Dorchester: il 'Financial Times', infatti, ha aperto la sua edizione quotidiana con, in prima pagina, un'inchiesta svola proprio in merito all'evento della sera prima, mettendo in luce alcune note un po' troppo “informali” di certo non consone a un evento di gala, men che meno a un evento di beneficenza.
Il “baccanale”
Quali gli aspetti deprecabili della vicenda? Innanzitutto le condizioni nelle quali sono state costrette a lavorare le hostess, ben 130 in una serata per soli maschi e, come richiedeva l'offerta di lavoro, tenute a vestire con un abito nero alquanto succinto, cortissimo, con biancheria attinente e tacchi a spillo: fra queste, anche due giovani reporter “infiltrate” del 'Financial Times'. Altro aspetto, l'atteggiamento degli ospiti: abbigliamento elegante ben presto surclassato da nodi di cravatta sciolti e camicie sbottonate, fare sornione nei confronti delle addette alla sala e altri comportamenti del tutto alieni dagli ambienti forbiti che i partecipanti alla serata dovrebbero teoricamente rappresentare. Dopo una cena tutto sommato tranquilla, l'after-dinner svolto in una saletta più piccola si è rivelato alla stregua di un baccanale, con gli ospiti a sfoggiare il peggio di sé tra proposte osé, alcool, palpeggiamenti audaci nei confronti delle giovani hostess e, in molti casi, vere e proprie molestie. Il tutto ignari di trovarsi di fronte ad alcune reporter infiltrate.
Le conseguenze
Sei ore di follia che, al mattino, si sono tradotte in un'inchiesta di fuoco lanciata sulle pagine del giornale britannico, che ha messo a nudo l'assoluta deprecabilità del party del President club il quale, nel corso della sua attività, ha comunque raccolto su per giù 20 milioni per cause caritatevoli. Le azioni che sarebbero state compiute durante la serata, però, lo hannno trascinato nell'occhio del ciclone, con stampa e opinione pubblica a scagliarsi contro i toni assunti dall'evento e i comportamenti dei suoi ospiti. L'Ospedale “Great Ormond Street”, noto per il caso di Charlie Gard e fra i destinatari dei fondi raccolti, ha declinato l'offerta spiegando che quei soldi provengono da “un evento di natura assolutamente inaccetabile” e che “siamo scioccati nel venire a sapere del comportamento. Non avremmo mai accettato consapevolmente donazioni raccolte in questo modo”. Insomma, una conseguenza diretta dello scostamento della tenda del perbenismo. E la sensazione (vedi la possibile chiusura del Club) è che non sarà l'ultima.