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Attacco hacker contro azienda: ecco quanti soldi sono riusciti a rubare

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Sono riusciti a mettere in piedi una truffa con la quale hanno sottratto un notevole quantitativo di soldi ad un’azienda di Trento, ma sono stati beccati. Per questo dodici persone – di cui una percepiva anche il reddito di cittadinanza – sono state denunciate per frode informatica e riciclaggio transnazionale. Per sette di loro sono scattate anche le manette.

La truffa

Al termine delle indagini, condotte con la Squadra Mobile della Polizia ed il Nucleo di polizia economica-finanziaria della Guardia di Finanza trentina, hanno accertato che gli indagati sono riusciti a compromettere la mail aziendale, uno dei più innovativi sistemi utilizzati per perpetrare frodi informatiche. Un tranello in cui sono cadute una società trentina del settore siderurgico (il fornitore) ed una società bosniaca (cliente), che da alcuni mesi portavano avanti una trattativa per la cessione, da parte dell’azienda italiana, di un costoso macchinario industriale.

Il dirottamento dei soldi

Dopo aver dirottato illecitamente i 600.000 euro dovuti al fornitore trentino dal cliente bosniaco su un conto corrente di una società bolognese, ha successivamente frazionato l’importo veicolandolo tramite ulteriori bonifici verso i conti correnti di sei società fantasma con sede a Milano, Modena e Reggio Emilia. Il tutto accompagnato da false casuali per il pagamento di fatture inerenti cessioni di beni. Le somme, così frazionate, sono poi state bonificate verso quattro conti correnti esteri di altrettante società con sede in Bulgaria, Ungheria, Slovenia e Gran Bretagna, un conto corrente polacco intestato ad un prestanome italiano, un conto corrente italiano di un prestanome senegalese.

Il denaro finito all’estero è, infine, rientrato in Italia attraverso bonifici disposti dai medesimi conti correnti stranieri verso i conti nazionali di due società fantasma modenesi e di due prestanome (un italiano e un cingalese), per poi essere ritirato in contanti e finire nelle mani degli indagati. Gli investigatori hanno sequestrato auto di lusso, due appartamenti, preziosi e alcuni quadri di valore, oltre che 1.900 tra confezioni, flaconi e fialette contenenti sostanze dopanti e 1.440 etichette adesive relative al suddetto materiale.

Manuela Petrini: