Usava il furgone con gli stemmi del comune di Piacenza durante l’orario di lavoro per andare con una prostituta, per di più minorenne. E’ quanto emerso dall’indagine che sta scuotendo Piacenza da giovedì scorso.
L’inchiesta di Piacenza
E’ certamente questa la posizione giudiziaria più grave delle tante – circa 50 – riscontrate nell’inchiesta sui dipendenti comunali denunciati per la truffa dei cartellini di lavoro. I vari “furbetti” – come hanno ribadito in procura – timbravano regolarmente il cartellino per poi uscire e fare le proprie cose; ma se c’è chi andava semplicemente a fare spesa o al bar a bersi un aperitivo – atti comunque non giustificabili – c’è addirittura chi (sempre in orario di lavoro) andava alle corse dei cavalli o … a prostitute. Il soggetto in questione, un 60enne piacentino, non volendo dare nell’occhio, non usava il proprio mezzo, ma il furgone del comune al quale, furbescamente (è proprio il caso di dirlo) staccava gli stemmi comunali per poi riattaccarli al momento di rientrare. Tanto, di tempo ne aveva a bizzeffe…
Tentata violenza
Mesi di pedinamenti e telecamere nascoste, hanno documentato tutti gli incontri che l’uomo intratteneva con una ragazza minorenne e – ciliegina sulla torta – pure parzialmente disabile. In un caso pare abbia anche tentato di violentarla in un motel, ovviamente sempre in orario di lavoro. Ora al sessantenne, agli arresti domiciliari, non basterà il tempo per leggersi il lungo elenco di capi di accusa che è riuscito a “collezionare”, invece che andare a lavorare come avrebbe dovuto. Lo dicevano anche i nostri nonni: l’ozio è il padre di tutti i vizi.