“Guardie e ladri” al contrario a Palermo. Due poliziotti, secondo quanto accertato dalla Procura di Palermo, avrebbero simulato una sparatoria nel quartiere Zen provocando un inseguimento per le strade della città conclusosi con l’arresto di un rom. Come avviene nei migliori film polizieschi…peccato fosse tutto una finzione. Si sarebbe infatti trattato di una “messinscena per ottenere un premio, scrive Repubblica, che, una volta scoperta, ha fatto scattare le manette per Francesco Elia, 56 anni, e di Alessandra Salamone, 49”; i due sono stati accusati di calunnia, simulazione di reato, falso, procurato allarme e danneggiamento.
La storia risale al 16 marzo del 2015. Quel pomeriggio alla centrale arriva la comunicazione di un inseguimento per le vie dello Zen. Si parla anche di una sparatoria con un giovane rom in fuga, ed effettivamente i segni ci sono tutti: una ferita di striscio sul braccio dell’ispettore Elia e un proiettile conficcato sul cofano della volante. Sulla vicenda indagano gli agenti del commissariato San Lorenzo che, grazie anche all’aiuto della Scientifica, scoprono che quei segni non sono frutto di una sparatoria, ma provocati a regola d’arte dai due poliziotti. Ma cosa avrebbe spinto i poliziotti a mettere in scena una simile storia?
Sembrerebbe, evidenzia sempre Repubblica, volontà di chiedere un risarcimento “premio”, tanto che nei mesi scorsi, Elia aveva presentato un’istanza al ministero dell’Interno in cui chiedeva di essere riconosciuto “vittima del dovere” per “causa di servizio”. Ma non è riuscito nell’intento di truffare lo Stato. Il giovane rom è stato incarcerato per 50 giorni, da innocente: la sparatoria era stata ideata da chi avrebbe dovuto proteggere la comunità dai malviventi, quelli veri.