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“Facebook e Google censurano chi è contro l'aborto”

Il sistema liberale rende tutti più liberi, ma fino a un certo punto. Quando le aziende private hanno il potere di condizionare l'opinione pubblica o, peggio, di censurare idee a loro sgradite, è lecito chiedersi se non ci si trovi davanti a una libertà fittizia. In Irlanda il prossimo 25 maggio si terrà il referendum sulla legalizzazione dell'aborto: uno snodo cruciale nella storia del Paese, che a tutt'oggi resta uno di quelli con la legge più restrittiva in tema di interruzione volontaria di gravidanza. La propaganda dei pro e dei contro l'introduzione dell'aborto è intensa e ha nel web forse lo strumento prediletto. Ebbene, il web è però un luogo gestito in gran parte da privati. E uno dei suoi colossi, Google, ha annunciato di voler rifiutare tutte le inserzioni riguardanti la campagna elettorale, da qualsiasi parte del mondo provengano, compresa la stessa Irlanda. Nulla verrà pubblicato in merito sulla propria piattaforma di notizie, né a favore né contro l'aborto. La decisione del motore di ricerca segue quella di Facebook e di Youtube. Il motivo? Non voler interferire nei processi elettorali.

La “censura”

L'accusa dei gruppi “pro-life”, tuttavia, è che questo sia proprio un metodo, subdolo, di alterare la campagna elettorale in una fase cruciale, nella quale è alta la percentuale di indecisi che potrebbero essere convinti attraverso campagne ed inserzioni sui social network. C'è persino chi parla di “censura”. Infatti gli antiabortisti – scrive l'Irish Times – stanno affidando molto della loro campagna al web e puntavano su queste ultime due settimane per intensificare i propri messaggi nel tentativo di convincere gli indecisi. Senza contare che nel Paese è ancora accesa la polemica sui fondi ricevuti da Amnesty International, fortemente schierata a favore dell'aborto, da parte della fondazione Open Society del magnate George Soros: il che avrebbe violato la legge irlandese, che vieta finanziamenti di natura politica dall'estero. E ancora: i “pro-life” denunciano che circa la metà dei manifesti anti-aborto affissi in questa campagna elettorale sarebbero stati rimossi illegalmente da attivisti della fazione opposta, senza che nessuno sia ancora intervenuto per fare chiarezza.

I tanti indecisi

Al momento, stando ai sondaggi, la maggioranza degli irlandesi sarebbe favorevole all'abrogazione dell’ottavo emendamento nell’articolo 40 della Costituzione, che equipara i diritti della madre e del bambino e di fatto vieta l'aborto ad eccezione delle situazioni di rischio per la madre e il bambino, regolamentate da un provvedimento del 2013. Ma secondo l’ultimo sondaggio di Millward Brown, ripreso nei giorni scorsi da Avvenire, ci sarebbe una situazione di recupero del fronte che si schiera contro l’abolizione del divieto: il 45% degli irlandesi è per l’abrogazione dell’emendamento ma il 34% è per il no (era il 28% poche settimane fa) e il 4% non si esprime. La battaglia – rileva ancora Avvenire – si gioca su quel fronte consistente di indecisi che si attesta sul 18%. E che ora rischia di essere tagliato fuori da qualsiasi informazione alternativa a quella tradizionale, quasi del tutto schierata con il “sì”. Questa è la libertà ai tempi di internet.

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