Centinaia di estorsioni messe a segno con uno stratagemma quasi perfetto. I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno eseguito 8 misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Oristano, nei confronti di un gruppo criminale di etnia rom, che prima in Sardegna e poi in altre regioni del Paese, ha portato avanti la sua opera malavitosa. La banda era composta da circa 13 persone.
I fatti
Con l’operazione denominata Res Ecclesiae, si è potuto appurare che i membri della banda criminale si presentavano come restauratori di beni culturali ecclesiastici. Le indagini sono state avviate a fine del 2017 e hanno consentito di tutelare l’immenso patrimonio culturale ecclesiastico che, altrimenti, avrebbe potuto essere irrimediabilmente danneggiato dagli interventi approssimativi effettuati da persone prive di qualsiasi qualifica professionale nel settore. Eseguite anche tre perquisizioni e sequestri preventivi di immobili, terreni, conti correnti e polizze.
Il modus operandi
Avvicinavano i sacerdoti o si presentavano nelle varie strutture ecclesiastiche e spacciandosi come esperti restauratori, mostrando anche false referenze e documentazione, riuscivano a farsi consegnare beni della Chiesa, soprattutto oggetti di argento, per restaurarli a prezzi bassi. Ma prima della riconsegna del materiale chiedevano il pagamento di una somma molto più alta.
Secondo gli investigatori, per giustificare il prezzo più alto del restauro, i malviventi dicevano che erano state necessarie complesse operazioni che avevano fatto lievitare i costi. In altre occasioni si sono addirittura fatti dare gioielli ed ex voto da fondere per utilizzare il metallo per il restauro. Se i parroci poi si rifiutavano di pagare o esprimevano perplessità, i falsi restauratori li minacciavano di non restituire più i beni e di informare la Curia o la soprintendenza del fatto che, senza autorizzazione, avevano consegnato loro beni culturali tutelati.