Il 2014 volge al termine e c’è ancora un paese nel mondo, l’Arabia Saudita, dove le donne che dovessero decidere di mettersi alla guida contravvenendo ai divieti, vengono addirittura accusate di “terrorismo”! È quanto accaduto a due giovani arabe che sono comparse a giudizio per aver guidato l’una, Loujain Hathloul, dai vicini Emirati Arabi al confine saudita ed arrestata il primo dicembre, l’altra Maysaa Alamoudi, una giornalista che vive proprio negli Emirati Arabi arrestata mentre si recava dall’attivista Hathloul. Oltre allo sconcerto per le motivazioni dell’arresto, per noi occidentali inconcepibili al di là delle diversità socio-culturali, nonché religiose, ciò che stupisce maggiormente é il capo d’imputazione: quello di terrorismo. In diverse occasioni le donne arabe hanno cercato di ottenere la possibilità di guidare unendosi nella protesta approfittando dei social network, ma invano.
Il risultato è stato una serie di arresti, frustate e minacce per le relative famiglie, con lo scopo di delegittimare l’operato di queste donne coraggiose che in un’epoca in cui molto si dà per scontato si vedono costrette a rischiare la vita pur di poter esercitare un diritto in altri paesi simbolo di emancipazione. Benché non ci sia una legge che lo vieti esplicitamente, si tratta della custodia parentale da parte degli uomini nei loro confronti che rientra nell’ambito delle limitazioni delle libertà civili. Nella fattispecie le due donne sono state perseguite perché hanno dato corpo a un dissenso nato su internet nei confronti del governo che quindi ha adottato questa forma di repressione e a nulla sono valse e valgono le prese di posizione di donne della famiglia reale come successo in passato. Si tratta però della detenzione più lunga di donne sorprese a guidare nei paesi arabi.