Mentre le trattative tra Santa Sede e Cina sulla nomina dei vescovi sembrano in dirittura d'arrivo, le notizie sulla situazione dei cristiani cinesi sono tutt'altro che rassicuranti. A lanciare l'allarme sulla nuova ondata di persecuzioni sono stati i media statunitensi. Fox News, in particolare, ha raccolto la testimonianza di un pastore evangelico il quale, in forma anonima per paura di subire ritorsioni in patria, ha descritto con dovizia quanto avviene: “I funzionari del partito fanno irruzione nelle chiese, devastano gli arredi sacri, fanno razzia delle offerte dei fedeli e, alla fine, danno fuoco all’intero edificio. Le autorità quindi preparano delle grandi pire e ordinano che vengano lanciati nelle fiamme crocifissi e copie della Bibbia sequestrati durante le precedenti ispezioni”.
Un modulo per rinnegare il Vangelo
Racconto che coincide con quello fornito da Bob Fu, fondatore e presidente di China Aid, organizzazione non governativa cristiana senza scopo di lucro che si concentra sulla sensibilizzazione sugli abusi dei diritti umani, che ha detto sempre a Fox News: “Ora che il Partito Comunista Cinese ha iniziato a bruciare Bibbie e costringere milioni di credenti di fede cristiana e di altre minoranze religiose a firmare persino un impegno scritto per rinunciare alle loro credenze religiose di base, la comunità internazionale dovrebbe allarmarsi e oltraggiarsi per questa flagrante violazione della libertà religiosa e chiedono al regime cinese di fermare e porre rimedio a questa pericolosa rotta”. Secondo quanto afferma Fu, infatti, i funzionari del partito, “mediante minacce e violenze, costringono i cristiani a sottoscrivere dei moduli. Firmando tali documenti, i seguaci di Cristo sanciscono ufficialmente il proprio ripudio del Vangelo e ribadiscono la loro eterna fedeltà al Partito comunista cinese, unica fonte di verità”. Esperti e attivisti – riporta il Fox News – sarebbero dell'avviso che il governo cinese sta ora conducendo la più severa repressione del cristianesimo nel Paese da quando le libertà religiose sono state concesse dalla Costituzione cinese nel 1982.
L'intervento della Casa Bianca
La questione è arrivata fin dentro la Casa Bianca. Uno stretto collaboratore del presidente Donald Trump, Jay Sekulow, consigliere capo per l'American Center for Law & Justice, ha rilanciato su Twitter una petizione in favore dei cristiani cinesi ed ha commentato: “In Cina, la sopravvivenza del Cristianesimo è sempre più a rischio. Stiamo cercando con ogni mezzo di esercitare pressioni sulle autorità di quel grande Paese, affinché mettano fine alle persecuzioni“. Dal canto suo, riferisce Il Giornale, i vertici della Repubblica popolare avrebbero declinato le accuse e definito “fantasiosi” i racconti trasmessi da Fox News.
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Stop all'evangelizzazione on-line e chiese distrutte
Ci sono però realtà innegabili. Il 10 settembre scorso, come si legge su Il Timone, sono entrate in vigore le Misure per la gestione delle informazioni religiose su Internet. Nel concreto, riporta la Cna, queste nuove regole comportano che “quei gruppi o chiese che desiderano mantenere un sito religioso avranno bisogno di una licenza rilasciata dal governo che certifichi che il loro contenuto è politicamente accettabile. L’evangelizzazione online è severamente vietata, così come i materiali destinati alla conversione dei lettori. Le risorse catechistiche o istruttive non possono essere pubblicate online, bensì devono essere limitate alle reti interne cui si accede con nomi utente e password registrati”. Ma basterebbe ricordare lo stillicidio di chiese buttate giù perchè non rispettano i rigidi regolamenti sull'edilizia, per comprendere il clima che i cristiani respirano in Cina. In questo contesto difficile brilla il coraggio di coloro che oppongono resistenza, come hanno fatto ad agosto 2017 i cattolici del paese di Wangcun, a mani nude contro i bulldozer pronti a radere al suolo una gradevole chiesa di inizio Novecento. Il cuore contro l'acciaio.