La moda del selfie, o meglio ancora autoscatto, sta distruggendo quella che fino a poco tempo fa veniva considerata un'arte noblie: la fotografia. Possiamo ancora considerarla tale? A giudicare dalle notizie che provengono dall'Ucraina, per la precisione da Chernobyl, la risposta non può che essere negativa. Ma facciamo un piccolo passo indietro. Sul luogo del terribile disastro sono state riaccese le luci di riflettori e telecamere grazie alla serie tv che narra l'evento del 26 aprile 1986. Circostanza che ha spinto migliaia di turisti, armati di smartphone e macchine fotografiche, a riversarsi sui luoghi della tragedia. Non contenti, alcuni di essi hanno scattato selfie in posizioni e atteggiamenti hot. Tanto che un'autrice del programma, Craig Mazin, ha scritto : “Se la visitate, per cortesia ricordatevi che una terribile tragedia è successa proprio lì. Comportatevi con rispetto di tutti coloro che hanno sofferto e che si sono sacrificati”. Dati alla mano i visitatori, rispetto all'anno scorso, sarebbero aumentati del 35%. Però a tutto c'è un limite, forse gli abitanti di Chernobyl preferirebbero avere un turismo più sano.
I precedenti
Come detto è la mania del selfie che sta rovinando l'arte fotografica. Come non ricordare il caso di una modella che decise di “immortalare” il momento della morte del padre. Quello che avrebbe dovuto essere “l'eterno riposo”, la condizione che ci allontana dal mondo terreno ma che al contempo più ci avvicina al mistero, il momento più intimo di questa persona è stato invece spiattellato diffuso sui social. Con la didascalia: “Papà riposa in pace. Ci ha lasciati nel suo 67° anno di vita. Grazie di tutto, sono grata di essere stata tua figlia e averti avuto come padre. Grazie per averci indicato la strada giusta. Riposa in pace, resterai sempre nei nostri cuori”. Purtroppo è anche difficile, se non imposssibile, trovare le parole per cercare una spiegazione. Infine in questa carrellata di gesti orripilanti non potevamo non ricordare l'infermiera in posa di fianco al cadavere di uno dei suoi pazienti. Ogni ulteriore commento è ormai superfluo.