Secondo tentativo, nel carcere napoletano di Secondigliano, di introdurre cellulari all’interno del penitenziario per via aerea, grazie all’utilizzo di un drone. Il primo episodio era avvenuto lo scorso 5 ottobre, quando la polizia penitenziaria di Secondigliano intercettò un drone che trasportava 10 cellulari con schede telefoniche e diversi chiavistelli per la fuga.
Un nuovo modo per far entrare illegalmente nelle carceri i cellulari sfruttando le falle della sicurezza dovute alla perenne mancanza di organico e alla impossibilità di tenere sotto controllo tutte le vie di accesso, comprese quelle – inedite – aeree.
L’ultima spedizione di cellulari
Questa volta gli agenti della polizia penitenziaria, si sono accorti della “consegna” poco prima che il velivolo atterrasse nell’area che si trova alle spalle dell’area detentiva. In una busta a bordo del drone, di quelli particolarmente sofisticati, dotati di telecamere e pilotabili anche a distanza di chilometri, c’erano due smartphone di ultima generazione, ciascuno dotato di caricabatteria e cavetti.
Secondo quanto si è appreso si ipotizza che il pilota fosse sistemato tra il campo rom (che è alle spalle del carcere), tra le palazzine del complesso di edilizia popolare della “167”, oppure nei pressi del ponte dell’Asse Mediano.
I complimenti di Uspp e Uil
“Complimenti alla polizia penitenziaria di Secondigliano per la brillante operazione”, commentano Auricchio Ciro, segretario regionale dell’USPP, e Domenico de Benedictis, segretario regionale della Uil Pa PP.
“Nonostante la recente normativa che punisce il possesso e l’introduzione dei cellulari nelle carceri – aggiungono Auricchio e de Benedictis – continuano a susseguirsi i ritrovamenti, che però vanno di pari passo con le attività di intelligence finalizzate ad anticipare gli stratagemmi sempre più raffinati come nel caso di Secondigliano, di introduzione di materiali illecito negli istituti penitenziari. Un plauso particolare, dunque, va alla polizia penitenziaria del plesso di Secondigliano guidato dai dirigenti Manganelli e Dapolito“.