In India “è in aumento l’ostilità contro la fede cristiana”. Lo dichiara ad AsiaNews Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic). Due gli incidenti che hanno visto i cristiani vittime negli ultimi giorni: uno dello Stato dell'Uttar Pradesh e l'altro a Maharashtra. Secondo l'attivista cristiano, il fatto che gli episodi siano avvenuti lo stesso giorno non è una coincidenza, ma “indice di una crescente ostilità”.
I fatti
I due episodi sono avvenuti entrambi il 14 novembre. Nell'Uttar Pradesh quattro pentecostali che stavano promuovendo un raduno di preghiera sarebbero stati arrestati con l’accusa di “promuovere la discordia, l’ostilità e il sentimento d’odio tra i vari gruppi sulla base della religione; contaminazione di un luogo di culto con l’intento di insultare la religione di un gruppo sociale”. L'incontro sarebbe stato interrotto bruscamente da alcuni residenti, che poi avrebbero accusato i cristiani di aver distrutto alcune statue delle proprie divinità accusandoli di dissacrazione e di conversioni forzate. A Maharashtra, invece, sarebbe stato annullato un programma di cristiani evangelici intitolato “City of Hope” per le proteste di attivisti indù.
Cristiani accusati di conversioni forzate
Secondo il presidente del Gcic, “la vulnerabile minoranza cristiana è sottoposta a sorveglianza da parte della maggioranza [indù] nell’India laica. I cristiani non fanno nulla d’illegale, ma vengono accusati di continuo di conversioni forzate. Le garanzie costituzionali ci sono, ma ormai molestie e intolleranza stanno diventando una realtà per la comunità cristiana. I cristiani sono cittadini di seconda classe”.
L'India nel rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre
La scorsa settimana la Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre ha pubblicato il 14esimo rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, dal quale emerge che l'India fa parte dei 21 Paesi nel mondo in cui si registra una vera e propria persecuzione nei confronti dei cristiani. In altri 17 c'è invece una discriminazione.