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Assente perché malata di cancro. E il negozio dove lavorava la licenzia

Uno dei problemi atavici di questo Paese è che troppo spesso si è remissivi nei confronti dei forti e rigidi con i deboli. Lo dimostra la storia di Simona, commessa presso un noto centro commerciale di Roma, licenziata dopo due mesi di assenza per malattia. La donna sta, infatti, lottando da tempo contro un tumore ed è stata appena dimessa dall’ospedale. Ad attenderla a casa, oltre all’affetto dei familiari anche un telegramma che le comunicava la cessazione del rapporto di lavoro in quanto era stato superato il “periodo di comporto” cioè il tempo nel cui il lavoratore ha diritto al mantenimento del posto.

“È il prodotto di una società che annulla l’aspetto umano” è stato il commento di Francesco Iacovone dell’Esecutivo Nazionale Usb Lavoro Privato, che ha portato alla luce l’episodio lanciando sui social un hashtag dedicato alla donna. “I lavoratori sono meri strumenti di produzione, al pari di uno scaffale. E l’azienda, pur applicando le le regole contrattuali, ha dimostrato di non aver il minimo riguardo per una sua dipendente”.

Il sindacato si è impegnato a impugnare il provvedimento e a chiedere l’immediato reintegro “forti anche di quanto accaduto recentemente a Brindisi a Patrizia, 52 anni, impiegata malata di cancro, che è tornata a lavorare grazie a una petizione di 80mila firme”. Adesso “è il turno di Simona. Insieme ai suoi colleghi organizzeremo delle iniziative per sostenerla, intanto abbiamo lanciato in rete un hashtag: #dallapartediSimona”, ha concluso Iacovone. “Troveremo la strada per riconsegnarle lavoro e dignità”.

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