Leggere le etichette prima di acquistare gli alimenti al supermercato diventa sempre più importante. Da domani, questo gesto semplice da parte dei consumatori potrà servire non solo per verificare la natura e la provenienza degli ingredienti, ma anche per verificare se la carne è reale o ottenuta a partire da colture cellulari, ossia se è sintetica.
Lo sdoganamento americano
Gli Stati Uniti, infatti, hanno dato il via libera alla vendita di questo prodotto da laboratorio spacciato per carne. In un comunicato congiunto il Dipartimento per l'agricoltura statunitense (Usda) e quello per il cibo e le medicine (Fda) hanno annunciato che si occuperanno congiuntamente degli aspetti regolatori e di sicurezza di questi prodotti, rimuovendo l'ultimo ostacolo legislativo ad un uso su larga scala. Si ipotizza che la carne sintetica potrà essere acquistata nei supermercati statunitense dal 2020. I primi hamburger sintetici si devono a un esperimento di un ricercatore olandese, la cui produzione nel 2013 è costata circa 325 mila dollari. Le tecniche di produzione, rispetto ad allora, sono migliorate, ma ovviamente il tema del consumo di carne sintetica ha suscitato un forte dibattito in ambito internazionale. Dibattito molto intenso anche negli Stati Uniti, dove ora le due agenzie si sono accordate su come seguire la produzione delle varie fasi. “Abbiamo concluso che entrambe le agenzie dovrebbero supervisionare la produzione”, scrivono. “L'Fda si occuperà della raccolta e della conservazione delle cellule, della crescita e della differenziazione. Una transizione dall'Fda all'Usda avverrà durante la fase di raccolta delle cellule. L'Usda quindi si occuperà della produzione e dell'etichettatura dei prodotti”, fanno sapere le due agenzie.
Il “no” degli italiani
Un simile esperimento fa accapponare la pelle ai cultori del buon cibo. Lo testimonia un'indagine Ixè citata da Coldiretti, secondo cui nella patria della cucina mediterranea, tre italiani su quattro si dichiarano contrari all'arrivo sul mercato di carne sintetica. “Gli italiani – sottolinea la Coldiretti – sono preoccupati per le ripercussioni dell'applicazione di queste nuove tecnologie” sia in tema di salute che di etica. Secondo Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, l’annuncio dimostra che “dietro i ripetuti e infondati allarmismi sulla carne rossa c'è una precisa strategia delle multinazionali”. Secondo l’organizzazione, l’utilizzo di carne artificiale non sarebbe giustificato nemmeno dal punto di vista ambientale perché l’allevamento sarebbe responsabile solamente del 15-18% delle emissioni globali (causate per lo più, scrivono, dal settore dei trasporti e energetico). Contraria anche Assocarni, il cui direttore Francois Tomei afferma: “Non siamo contrari al progresso e alla scienza, all'innovazione nel campo alimentare, ma gli hamburger in provetta, tra l'altro, contengono additivi e coloranti per dare gusto e colore e poi, particolare non da poco, sono pieni di antibiotici per evitare l'alto rischio di infezioni“. Del resto, argomenta Tomei, “gli americani hanno una concezione del cibo diversa da noi: come nutrimento, non già per gusto e cultura”.